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Sa pompia, riemerge il dibattito sulle origini. Comune e Slow Food: «Qui la tradizione»

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Siniscola o Oliena? Il dibattito sulla primogenitura della pompia si accese due anni fa. E nell’arco di poco tempo pareva concludersi con le dichiarazioni del Prof. Ignazio Camarda, il cui cognome va a comporre il nome scientifico del frutto: "Citrus limon var. pompia Camarda var. nova". Nelle parole del docente dell’ateneo turritano, «sa Pompia è stata sempre localizzata nella zona della Baronia».

Ora, in vista del convegno che si terrà oggi ai piedi del Corrasi (“Sa pompia e la Sardegna, quali origini?”) la disputa a distanza è riemersa innescando una serie di botta e risposta, sopratutto sul web.

«Sull’origine possiamo anche discutere – ha affermato Antonio Bellu, assessore siniscolese dell’Agricoltura –, ma non si può negare che è qui in Baronia che abbiamo mantenuto la coltura e la cultura della pompia. E con essa, Siniscola fa parte del progetto transfrontaliero “Mare di Agrumi” con capofila Savona e il suo chinotto».

È Francesca Pau, del presidio slow food, a parlarci della tradizione siniscolese de sa pompia intrea, de s'arantzata e della marmellata. «Non è campanilismo - ha affermato - sostenere che la peculiarità appartiene a questo territorio. In origine neppure qui la si trasformava: il frutto non aveva valore e lo si usava per lucidare il rame e l'ottone. Solo in seguito si è iniziato a candirlo con il nostro miele prodotto dai mojaresos (da moju, l'arnia costruita con la corteccia delle sughere, Ndr). E s'arantzata di pompia, che facciamo solo qui, è quella che è anche grazie alle nostre mandorle. Abbiamo un disciplinare ben preciso e solo lo zucchero non è prodotto qui. Anche la conservazione deve seguire una serie di regole».

Sas pompias intreas caratterizzavano anche i matrimoni: «Erano altolocate - ha proseguito Pau - le famiglie che, durante "su datu", ne consegnavano 12 ai padrini di battesimo e cresima e ai testimoni di nozze». Come ricordato da Pau, «la pompia nel 2004 era a rischio di estinzione».

Ora, grazie all'olio essenziale contenuto nella sua scorza e alle ricerche della dottoressa Grazia Fenu della spin off universitaria "Phareco", la pompia è entrata nel mondo della cosmesi grazie alle sue proprietà antinfiammatorie, antibatteriche e antilinfotiche. La ditta che ha introdotto sul mercato tre linee di prodotti (per le zone intime, il cavo orale e la cura del corpo) ha recente distribuito una monografia su Siniscola.

«Stiamo lavorando - ha concluso Bellu - all'obiettivo del marchio turistico grazie a "Mare di agrumi", un primo riconoscimento che associa il prodotto al suo territorio. Ma per i marchi Igp (indicazione geografica protetta, Ndr) o Dop (denominazione di origine protetta, Ndr) occorre una coalizione di imprenditori che ci credano. Il Comune può solo promuovere un'azione politica».

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