Partecipa a SiniscolaNotizie.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Intossicazione da frutta a scuola. Il dirigente scolastico vuole vederci chiaro

Da accertare la presenza di fitofarmaci

redazione
Condividi su:

Nei giorni scorsi un caso di intossicazione (ma si parla di più di uno) ha segnato la tranquillità delle scuole elementari di via Gramsci. Da cinque anni l'istituto aderisce al progetto comunitario (e recepito dal ministero) “Frutta nelle scuole” con lo scopo di incentivare il consumo dell'alimento tra i più piccoli. La dirigente scolastica Antonella Piredda, piuttosto scossa dall'accaduto, ci ha raccontato la sua versione: «mi sono premunita di controllare che la frutta fosse arrivata nel rispetto della catena del freddo e posso dire che è stata consegnata immediatamente perché la caratteristica di questi prodotti che sono già selezionati, tagliati, lavati, confezionati e pronti all'uso, è che devono essere consegnati ai bambini nel giro di due ore dall'interruzione di tale catena». La Cdp, ditta pugliese con sede ad Altamura (quindi niente a che vedere con il “chilometro zero”) e con distribuzione in tutta la Sardegna, nel Lazio e nelle Marche si farebbe quindi carico del rispetto della catena del freddo durante la fase del trasporto primario, dello stoccaggio nelle piattaforme intermedie e della distribuzione finale. Ma allora cosa è successo? «Non sono ancora riuscita a mettermi in contatto con i genitori ma si parla di presenza di fitofarmaci. Ma nella scheda tecnica allegata ad ogni consegna e contenente tutte le caratteristiche microbiologiche si parla della sola presenza dell'acido ascorbico per la conservazione, nulla più». «Se così fosse – ha proseguito la dirigente - e se ci sono dei ragazzi intolleranti che hanno delle forme di allergie che in qualche modo mettono a repentaglio la loro salute si va contro le motivazioni di questo progetto che nasce per sollecitare il consumo della frutta di cui purtroppo i ragazzi non fanno largo uso. E se così fosse comunicherò il tutto all'agenzia che si occupa della distribuzione». Un fatto che rompe una prassi ormai consolidata (seppur le ditte cambino di anno in anno) e che è fatta anche – come dettoci dalla Piredda - di «uscite didattiche nelle fattorie e nell'orto biologico e supporto nella semina delle piante assumendo quindi una certa valenza didattica». «Ma ho anche bisogno di altri elementi, come ad esempio sapere se la frutta è stata consumata al mattino dopo la consegna delle 10 o nel pomeriggio quando non si può più consumare».

 

Mauro Piredda

 

Condividi su:

Seguici su Facebook