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Direttiva Alfano. Zente Nova: «Celentano respinga questa caccia alle streghe»

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 Zente Nova contro la direttiva “Spiagge libere e sicure” emanata dal ministro Alfano ma dai risvolti locali, dato anche l'incontro tenutosi pochi giorni fa tra il Prefetto di Nuoro e i sindaci “costieri” tra i quali il siniscolese Rocco Celentano. «Gli italiani - così si era espresso Alfano utilizzando un linguaggio dispregiativo - sono stanchi di essere insolentiti da orde di vu cumprà, dobbiamo radere al suolo la contraffazione». Il gruppo di minoranza afferma che «teoricamente si combatte l’abusivismo e la contraffazione, praticamente si vessano poveri ambulanti carichi come muli che macinano km di spiaggia per vendere qualche maglietta, asciugamano, racchettone». Il tutto senza verificare «gli affitti da strozzini che devono pagare per case malsane e inadeguate» e con lo scopo di «approfittare del razzismo strisciante diffuso nelle società italiana, così che gli stessi italiani, invece, che col Governo se la prendano con chi sta peggio di loro». Zente Nova auspica quindi «che il nostro Sindaco rispedisca al mittente questa nuova caccia alle streghe facendo sentire con forza il proprio dissenso per l’ingiusta applicazione di un decreto che non lascia spazio ad alcuna considerazione sociale di un fenomeno particolare, che non solo non è all’origine della crisi economica, ma che ha radici ben più profonde sulle quali costruire altre soluzioni che non siano cieca repressione». Ma il movimento rappresentato da Antonio Satta non si limita a ciò: «in questi giorni contatteremo la comunità locale dei “vu cumprà”, rappresentata principalmente dai senegalesi, per renderla edotta dei propri diritti e far si che a questa campagna di criminalizzazione non si aggiungano ulteriori eventuali soprusi». «Per quanto ci riguarda - conclude il comunicato - bisognerebbe avere “tolleranza zero” per ben altri fenomeni, quali la corruzione e il ladrocinio della politica, i tassi da usura di banche ed equitalia, le scorribande di industriali che vengono foraggiati col denaro pubblico regionale e poi, finito questo, scappano lasciando dietro loro solo disoccupazione e capanni chiusi (leggi Legler, Rose Mary ecc.)».

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