Zente Nova: «I siniscolesi non credono più a imbonitori e prestigiatori. È ora di costruire un'alternativa di civiltà»

Gianfranca Orunesu
13/12/2014
Attualità
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Il gruppo Zente Nova fa un bilancio della mobilitazione popolare contro la crisi e della partecipazione dei cittadini al Consiglio comunale di mercoledì provando a tracciare una prospettiva di cambiamento rispetto a quello che viene definito «un contesto dominato da un generale arretramento sociale, politico e culturale».
«La tenuta e la crescita di questo movimento popolare - si legge nella nota - è la dimostrazione del fatto che siamo ancora in tanti a credere, immaginare e volere una società dove vincano i diritti sui privilegi, gli interessi collettivi dei cittadini sugli interessi particolari di pochi privilegiati. Noi vogliamo sognare e contribuire a realizzare un paese, una società paesana, trasformata da quei cittadin* tutt* che interrogano la soddisfazione dei propri bisogni ostaggio di una classe politica impermeabile a qualsiasi istanza della società civile; bisogni che non vivono nel mondo delle idee, ma che si devono tradurre in interessi concreti per i quali è necessario lottare e creare l’unità tra lavoratori, precari, disoccupati, uomini, donne, giovani, anziani, di questo paese».
Per Zente Nova «i siniscolesi non credono più agli imbonitori di oggi, ancorati al passato e alle poltrone, gli abili prestigiatori di quelle promesse tradite prima che il gallo abbia cantato tre volte. Oggi, Siniscola è la democrazia popolare che richiamando alla responsabilità chi amministra, a sua volta si prende la responsabilità di promuovere il cambiamento positivo della società. Adesso - conclude il gruppo - non bisogna confondere il fischio d’inizio della partita con quello della fine, e ritornare tutt* a casa; adesso è l’ora di costruire un’alternativa di civiltà alla barbarie che monta all’orizzonte, senza cedere alle lusinghe, ai ricatti e al disincanto, perché noi siamo altro da Lorsignori. Perchè noi siamo quelli che si sdegnano anche quando non hanno più fiato per gridare».

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