Si è svolto ieri pomeriggio il sit-in organizzato dai “Cittadini in movimento” contro la violenza e in solidarietà a chi ha subito atti intimidatori. Ultimo, in ordine di tempo, il consigliere comunale di opposizione Nino Fronteddu. «Azioni di questo tipo – ha esordito Vincenza Sanna – altro non sono che gesti vili dettati dall'ignoranza e dalla voglia di intimidire chi con le lotte sociali vuole dare il suo apporto per migliorare il paese in cui vive».
La coordinatrice dei “Cittadini in movimento” ha fatto un excursus delle ultime mobilitazioni contro l'operato dell'attuale Amministrazione: «Sette mesi fa abbiamo iniziato un percorso spinti dalla voglia di ribellarci alle decisioni di chi ha sempre governato ignorando le esigenze della collettività, portando avanti i propri interessi e sfruttando la debolezza delle persone che, spesso, spinte dalla necessità, hanno contribuito, seppur ingenuamente ed inconsapevolmente, alla creazione di un sistema sbagliato. I nostri amministratori come al solito delegano gli altri a trovare soluzioni affinché fatti come questi non si ripetano e cercano l'aiuto nel governo centrale. Basterebbe farsi un esame di coscienza per capire che si è moralmente responsabili nel momento in cui un paese perde la serenità emotiva ma anche economica. Prendano atto di ciò e non si meraviglino se Nino ha avuto il coraggio di rifiutare la loro solidaretà. Con quel gesto ha voluto dire loro che, nel caso non l'abbiano ancora capito, hanno fallito nel loro operato».
Diversi gli interventi in scaletta: oltre ad altri “Cittadini in movimento” (Giovanni Murru, Giovanni Muretti, Patrizia Contu e Annalisa Carta) hanno preso la parola Caterina Carzedda del comitato “Salviamo Santa Lucia”, il parroco Don Orunesu e Gianni Fronteddu, fratello di Nino.
Carzedda ha ricordato il «sostegno di Fronteddu al comitato per tentare di frenare l'annientamento di Santa Lucia» per poi inserire l'ultimo avvenimento in quello che lei stessa ha definito «contesto avvelenato»: «Dall'elezione della maggioranza che fa capo al Sindaco Celentano, questo paese è diventato ostaggio di una gestione della cosa pubblica avventuristica, ha assistito ad un'azione amministrativa volta molto spesso alla soddisfazione di interessi particolari. Il cittadino non è più un portatore di interessi legittimi ma solo un destinatario di favori. È un sottomesso. Qualunque atto di opposizione, sia che provenga da rappresentanti eletti in Consiglio, sia che venga espresso da individui o gruppi viene ignorato, o ancor peggio, demonizzato e indicato come la causa delle inefficienze di questo paese: “Quelli che si lamentano sempre”, “quelli che non vogliono” etc.». Carzedda ha inoltre contestato l'intervento in aula del capogruppo di maggioranza Antonello Pipere «che ha accomunato nel calderone unico della violenza avvenimenti molto distanti fra loro con l'intento di deviare l'attenzione da quelle che sono le vere ragioni del gesto subito da Nino». Contestata anche «la militarizzazione del territorio, invocata dal Sindaco».
Don Orunesu è intervenuto ricordando quanto subito anche dai fratelli Lai, da Franco Taras, dalla dott.ssa Mattu, dalla signora Luisella Morittu, da Christian Saporito, da Federico Isacchi e da Giancarlo Bomboi («mi scuso – ha dichiarato il sacerdote – se mi sto dimenticando di qualcuno»).
Dopo l'intervento del parroco, sintetizzabile nei concetti chiave della ricerca del dialogo, della fratellanza e del rifiuto della violenza, ha preso la parola Gianni Fronteddu: «da libero cittadino quale sono, da fratello e zio toccato negli affetti più cari, non posso e non voglio rimanere ancora una volta in silenzio, anche se le mie parole potranno essere strumentalizzate o ritenute non appropriate. Credo che, come esistano mandanti esecutivi e esecutori materiali, esistano allo stesso modo mandanti ed esecutori morali. Mio fratello è un padre che ogni giorno va al lavoro per guadagnarsi onestamente il pane, per se stesso e per la sua famiglia. Un padre per una grande passione politica fatta di giustizia, eguaglianza, rispetto dei valori e delle persone. Un padre che, come tanti, fa enormi sacrifici trascurando se stesso e la famiglia per la voglia e la speranza di poter cambiare e migliorare questo paese». Per Gianni Fronteddu «le parole della maggioranza, se non sono supportate dai fatti, non contano nulla. Non contano nulla, signor Sindaco e assessori vari, se i primi ad inasprire gli animi della gente siete voi con comportamenti atti solo a dividere e non a unire. Forse dovreste domandarvi il perché ha rifiutato le vostre parole di solidarietà».
Nel suo lungo intervento, oltre che alla maggioranza, Gianni Fronteddu si è indirizzato «a tutti coloro che si sentono toccati e minacciati dall'operato politico di Nino e di tutta l'opposizione. Vorrei solo che capiste che chi vuole cambiare le cose non è il problema di questo paese ma ne è la speranza e forse l'unica soluzione».
A seguito di questi primi interventi è stato aperto il dibattito. Hanno così preso la parola un insegnante di Nicolò, figlio di Nino Fronteddu, Dario Sanna dello Spazio 36 (che ha rimarcato, tra gli applausi, la scarsa presenza dei suoi coetanei), il consigliere di minoranza Gianluigi Farris («leggo sulla stampa che in altri posti attentano a Sindaci e assessori, qui alla minoranza»), il suo collega Antonio Satta («siamo più forti di prima e determinati a portare a termine il cambiamento affinché nessuno rimanga indietro»), Pina Fogu, Estero Todde, il Prof. Crescenzo e Michele Mazzella del “Cittadini attivi”. «Non siamo pochi – ha sottolineato Mazzella – ma al di là della quantità, le presenze di stasera mostrano che la speranza per una Siniscola migliore è in piedi. Non dobbiamo chiedere favori ma avere la consapevolezza che abbiamo di fronte a noi diritti che ci spettano».
In chiusura ha preso la parola Nino Fronteddu: «La vostra solidarietà e la vostra stima mi hanno fatto capire che l'impegno che porto avanti è utile e serve a qualcosa. Non mi sento una persona diversa da altre persone che hanno subito altrettanti e anche più gravi atti di intimidazione. Ritengo che la violenza, in una società civile, non può essere uno strumento per risolvere le controversie, ma vedo che questa società moderna sta perdendo la capacità di ascoltarsi e dialogare. Tutti abbiamo delle ragioni che si devono misurare con quelle degli altri. Politica vuol dire servire il popolo e quando esistono diritti e doveri non esistono i favori, i privilegi, il meccanismo di andare a chiedere qualcosa che ci spetta come che qualcuno ce lo stia riconoscendo». Fronteddu ha anche rivolto un appello ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni («a cui – ha aggiunto – va tutto il mio rispetto in quanto sono al servizio dei cittadini»): «avete il compito importante di servire secondo criteri di giustizia, quindi quando qualcuno vi chiede delle cose che no sono giuste, quando qualcuno cerca di condizionare il vostro agire, abbiate la forza di dire no».
«Se ciascuno di noi – ha concluso Fronteddu – a partire dal proprio piccolo comincia a trasmettere i messaggi in cui crediamo, noi possiamo far si che questi valori diventino sempre più presenti nella nostra società nella direzione del cambiamento che tutti auspichiamo».