L'area demaniale marittima del porto dovrà essere affidata in sub-concessione ai privati. È questo l'orientamento delle amministrazioni comunali di Siniscola e Posada (che attualmente la gestiscono in forma associata) riunitesi ieri pomeriggio in una seduta consiliare congiunta. I rispettivi primi cittadini, Rocco Celentano e Roberto Tola, hanno spiegato le ragioni dell'esternalizzazione.
«Le restrizioni finanziarie alle quali sono sottoposti i Comuni non ci consentono di poter dare una prospettiva di sviluppo al nostro porto. Servono investimenti, risorse economiche e umane che noi non possiamo garantire», ha dichiarato Celentano.
«Negli anni ho manifestato la mia contrarietà all'opzione – ha aggiunto Tola –, ma ho sbattuto il muso contro la realtà. Allo stato attuale non diamo certezze al personale attualmente “rimborsato” da una cooperativa, non possiamo assumere un direttore e, in definitiva, non possiamo qualificare l'offerta turistica».
La discussione si è animata quando, a seguito degli interventi dei due sindaci, ha preso la parola il consigliere siniscolese di opposizione Nino Fronteddu: «Non siamo nelle condizioni di poterci esprimere, manca la documentazione necessaria, mancano gli ultimi bilanci della gestione del porto, manca un quadro economico, manca un piano di investimenti necessari e i relativi costi. Inoltre la concessione attuale scade nel 2020, quale imprenditore è disposto a investire i suoi soldi per una sub-concessione di soli quattro anni?».
Sulla necessità di «conoscere il business plan» si è espresso anche il capogruppo del Pd Piergiorgio Lapia.
Per Antonio Satta di Zente Nova «si esternalizza quando ci sono dei passivi, non quando siamo in presenza di attivi. Se è vero che lo scarto tra le entrate e le uscite è di 150mila euro annue a nostro favore, come mi è stato risposto in questa sala un anno e mezzo fa, occorre valutare se con quelle somme possiamo fare degli investimenti per programmare al meglio, con dei paletti, il passaggio ai privati come ci impone la legge per il 2020».
«Le cose bisogna farle bene, ma bisogna farle», ha affermato Mirko Murgia. Il capogruppo dell'opposizione posadina ha raccolto i dubbi di Fronteddu circa la necessità della conoscenza degli atti e delle cifre per poter deliberare, ma al tempo stesso, allacciandosi all'intervento di Satta, ha messo sul tavolo il «fallimento» della gestione attuale: «su 62 porti turistici italiani, quello di La Caletta si posiziona al 57mo posto. I Comuni non possono occuparsi dei porti, occorre una gestione imprenditoriale che sappia intercettare il turismo nautico che è in crescita del 15%».
Sulle cifre sono intervenuti nuovamente Tola («tra canoni, costo del personale e altre spese ai Comuni non rimane praticamente nulla»), Celentano («non possiamo assumere personale per gestire il porto») e anche l'assessore del Bilancio di Siniscola Giuseppe Pipere.
Alla fine della discussione, prolungatasi per oltre due ore e spezzata da una pausa richiesta dal vicesindaco siniscolese Lucio Carta, sono stati presentati due dispositivi. Uno della maggioranza, contenente gli atti di indirizzo e la volontà di realizzare incontri intermedi propedeutici alla stesura del bando; l'altro letto in aula da Nino Fronteddu. Il consigliere di opposizione ha proposto di posticipare qualsiasi decisione, sia di indirizzo che gestionale, successivamente all'elaborazione dei dati di Bilancio e alla prossima tornata elettorale. Citata anche la necessità del piano regolatore del porto.
Il documento della maggioranza, intergrato da Tola in merito alle questioni urbanistiche, è stato respinto dai soli Satta e Fronteddu. Astenuti Pierpaolo Coronas e Gianluigi Farris (il consigliere Tardelli ha dichiarato che avrebbe «votato a favore in presenza della documentazione»).