In concomitanza con l'inizio dei festeggiamenti in onore di Nostra Signora delle Grazie è stata inaugurata la mostra sull'emigrazione siniscolese in Belgio nel periodo 1944-60.
Curata da Giovanna Corda, ex europarlamentare del Partito socialista e attuale vicesindaco (Première Échevine) della cittadina vallona di Boussu, l'esposizione è composta da una serie di fotografie originariamente raccolte negli album di 25 famiglie. «Divise per capitoli - ha spiegato Corda al pubblico accorso a “Sa Corte cumonale” - rappresentano uno spaccato di vita quotidiana in Belgio ma anche prima della partenza».
Ad introdurre i lavori il presidente dell'Ute, Antonio Murru: «Questa mostra descrive un percorso doloroso di abbandono della propria terra, un lento ma progressivo inserimento in una nuova realtà ed infine un'integrazione che riconosce una patria nuova e una patria nuova che accoglie nuovi figli nel suo grembo. Alcuni di questi emigrati sono tornati con la tosse squassante dei polmoni devastati dalla silicosi. Alcuni non hanno più trovato la via del ritorno, stroncati dal terribile sibilo del grisou, dalle frane improvvise dei cunicoli che costruivano tombe di terra miste ad acqua e a carbone».
Successivamente ha preso la parola Antonio Asproni della Leva '70, il comitato organizzatore dei festeggiamenti in corso. «Oltre alle classiche manifestazioni – ha dichiarato – abbiamo pensato di trovare la maniera per realizzare scambi culturali. Allo stesso tempo volevamo lasciare al paese un attimo di riflessione. Per realizzare questa iniziativa ci ha dato una mano il nostro fedale Roberto Todde».
Per il Rotary sono intervenuti Francesco Respano («L'emigrazione verso le miniere del Belgio è stata un'esperienza di grande umanità. Dobbiamo fare nostra la raccolta dei saperi per comprendere fenomeni similari») e Melchiorre Calvisi («L'immigrazione non fenomeno negativo ma naturale, va governato ma non si combatte»).
Presente all'iniziativa anche il poeta orotellese (da tempo residente a Siniscola) Santino Marteddu. Attraverso le quartine della sua “S'emigrante” ha narrato i suoi trascorsi nella miniera di carbone di Winterslag («Falat sa note cando est mesudie / proet carbone e àter'atzidente / su chelu est chena sole e-i sa zente / est frita prus de s'abba e de su nie»).
«Quando sono tornato dal Belgio avevo 9 anni – questa la testimonianza del sindaco Gian Luigi Farris –. Dove stavo io c'era un grande rione di siniscolesi e con loro si parlava solo in sardo. Questo ha avuto delle ripercussioni una volta che, tornato in Sardegna, ho iniziato a frequentare le scuole».
Jack Gouvert, sindaco di La Louviere, ha portato i saluti della sua città: «Il 30% dei nostri concittadini è italiano, ma abbiamo anche una associazione di sardi molto dinamica».
Nelle conclusioni Giovanna Corda ha ricordato i suoi natali a Carbonia («Babbu e mama fint de Illorai») e la partenza per il Belgio quando aveva soltanto quattro anni. Con la sua poesia “A bois duos”, letta in francese e in italiano, ha raccontato la comunanza dell'esperienza migratoria con i maghrebini e i turchi («Bi atastaimus su cous cous, filindeos e culirzones […] Sas concas nostras prenas de musicas, e sonos de istrumentos diferentes, de su djembè a s'organete») ringraziando «pro totu custu» il padre e la madre.
Nelle giornate di oggi e di domani sfileranno i Gilles del carnevale belga di Binche, riconosciuto come patrimonio orale ed immateriale dell'umanità dall'Unesco nel 2003.