Vittorio Sella, lo storico di Bitti da tempo residente a Siniscola, ha dato alle stampe un nuovo numero di “Nova Connoschentzia”, rivista bilingue di attualità e cultura. La monografia in questione, intitolata “Sulle tracce dei pesaggi perduti a Siniscola, Posada e Orosei” e basata sugli scritti del giornalista Annibale Grasselli Barni, «pone il problema di interrogarsi, di riflettere, di prendere coscienza, sapire in sardo, e ricordare come si era nel vivere quotidiano nel tempo passato ed il come si è oggi sul piano economico e sociale».
Appassionato di caccia, Grasselli Barni pubblicò a Milano nel 1905 il suo libro "In Sardegna (tra una fucilata e l'altra)". Ristampato nel 1911 senza la specificazione tra parentesi, fu accompagnato da una prefazione di Grazia Deledda. «Ella – così la scrittrice nuorese – ha amato l'isola come solo noi sardi l'amiamo. Pochi libri sulla Sardegna sono buoni come il suo».
Una volta sbarcato in Sardegna (esattamente a Golfo Aranci il 25 ottobre del 1899) Grasselli Barni arrivò a Siniscola attraversando «il sentiero in mezzo al bosco di Monte Longu». Sella ricorda infatti che l'area pianeggiante sulla quale si posa l'attuale manto stradale della Provinciale 3 era «in quegli anni caratterizzata dalla presenza di vaste paludi».
Quello che emerge, secondo Sella, è «una scrittura narrativa prodotta da un punto di vista prevalentemente soggettivo, vale a dire personale, frutto della sensibilità dell'autore-viaggiatore che incamera il vissuto attraverso i sensi: l'odore, la vista, il gusto, l'udito».
Siniscola vista da lungi con quel pittoresco gruppo di case sul vertice della collina, avente per isfondo le bianche vette del Monte Albo, presenta un bellissimo colpo d'occhio; ma ogni poesia, ogni bellezza artistica rapidamente sfuma, quando arrivati alle prime abitazioni, un puzzo terribile vi ferisce le nari. Ah! Li vorrei vedere qui i nostri igienisti così scrupolosi da noi; qui li vorrei vedere all'opera contro questa sporcizia inveterata da secoli! Non sarebbe opportuno che essi scegliessero a sede dei futuri congressi e relativi banchetti uno di questi focolari di infezioni per provvedere al benessere dell'umanità?
Ma, per Sella, nelle descrizioni di Grasselli Barni si cela un giudizio «anticolonialista»: «Nel momento della partenza l'8 dicembre 1899 verso l'Italia dal porto della Caletta punta il dito contro “gli speculatori capitalisti” e contro i printzipales chiusi dentro il “castello dell'egoismo”. Non solo: esterna il suo sogno osservando la zona paludosa che si estende nella periferia di La Caletta ai piedi di Monte Longu».
E già vedevo nella grande pianura della Caletta al posto degli acquitrini stagnanti, della rea palude, mareggiare una grande distesa di messi dorate, colla spica pesante e colma di quell'ottimo grano duro (che riempiva i granai di Roma) dalla paglia piena.
Paesaggi, cronache venatorie, percorsi di viaggio e di gusto, descrizioni della flora e della fauna locale arricchiscono gli scritti di Grasselli Barni raccolti da Sella.