Anche il FIU Siniscola rivendica un 28 aprile «di lotta»

Caria: «vogliamo che ogni giorno ci sia la libertà di esprimersi come popolo che ha il diritto di ribellarsi contro uno Stato oppressore»

Gianfranca Orunesu
28/04/2014
Attualità
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“Mirade ch'est pesende
Contra de bois su fogu
Mirade chi no est giogu
Chi sa cosa andat 'e veras
Mirade chi sas aeras
Minetan su temporale
Zente cunsizzada male
Iscurtade sa 'oghe mia”

Esordisce con i versi dell'inno antifeudale di Mannu il volantino nazionale del Fronte Indipendentista Unidu che, in occasione de “Sa die de sa Sardigna”, ha voluto sottolinearne le radici rivendicando l'importanza del 28 aprile «per ricordare a tutto il popolo sardo che il processo di liberazione è in atto e che il nostro fine sarà l’autodeterminazione dalla sudditanza coloniale che ci tiene prigionieri a casa nostra, impoverendoci ogni giorno di più avvelenandoci e affossandoci culturalmente ed economicamente. Il Fronte invita il popolo sardo all’unità per far si che le celebrazioni siano una giornata di lotta e non vengano date in mano ai collaborazionisti del colonialismo che albergano in Regione, trasformandosi  in una protesta contro l’oppressore fino all’indipendenza».
La sezione locale aveva in programma un volantinaggio nella giornata odierna, ma l'evento è stato annullato per via del lutto che ha colpito la comunità di Siniscola.
«Non  vogliamo che vengano celebrate queste giornate fini a se stesse, mentre durante il resto dell'anno dimentichiamo le nostre radici e teniamo basso l'animo» spiega la delegata siniscolese Ines Caria. «Molte lotte vengono bloccate sul nascere perché si ha paura di parlare, perché non puoi dire certe cose. Noi vogliamo che ogni giorno ci sia la libertà di esprimersi come popolo che ha il diritto di ribellarsi contro uno Stato oppressore. Date come il 25 e il 28 aprile sono momenti di resistenza popolare, non celebrazioni delle cariche dello Stato. È  necessario riappropriarsene per combattere il revisionismo che ormai impera ovunque, in primis nelle istituzioni. Dobbiamo insegnare ai nostri figli che molte persone hanno perso la vita per la libertà. Come si può festeggiare la cacciata dei piemontesi se non ci si riconosce nelle lotte per l'autodeterminazione? Come si può svuotarla di significato? Se una data come questa resta mero appannaggio istituzionale, nessuno ne parlerà, nessuno spiegherà il suo significato autentico, i giovani non sapranno niente in merito, e per loro il 28 aprile sarà un semplice giorno di vacanza. È dunque necessario portare avanti un impegno concreto e costante per riappropriarci della storia, acquisire consapevolezza, tramandarla ai nostri figli e combattere revisionismo e collaborazionismo» conclude la militante.


Di seguito il testo integrale del volantino nazionale:

“Mirade ch'est pesende
Contra de bois su fogu
Mirade chi no est giogu
Chi sa cosa andat 'e veras
Mirade chi sas aeras
Minetan su temporale
Zente cunsizzada male
Iscurtade sa 'oghe mia”
Su patriottu Sardu a sos feudatarios
Ignazio Mannu

Unu populu, una limba, una cultura.
Il popolo sardo, sebbene sottomesso da secoli di dominazioni, continua con forza la sua lotta per l’autodeterminazione e la libertà della Sardigna.
Le armi coloniali e la repressione non ci hanno piegato, ma storicamente con la sconfitta del movimento rivoluzionario Angioiano hanno frenato il diritto a decidere del nostro destino.
La deculturalizzazione a cui abbiamo assistito, noi e i nostri avi in questi secoli di dominazioni non hanno però portato alla distruzione della nostra identità!
Oggi come allora, la nostra terra è assediata non più dagli antichi imperi sette-ottocenteschi ma dalle multinazionali internazionali che con il bene placito dell’italia coloniale distruggono e inquinano la nostra terra.
Disoccupazione, desertificazione, militarizzazione, distruzione sociale, questo ci ha portato la cara italia.
La Sardigna deve reagire a questo stato di oppressione, deve progettare insieme a tutti i suoi figli il proprio futuro, un futuro che può concretizzarsi solo attraverso l’autodeterminazione e l’indipendenza.
Il Fronte rivendica l’importanza de “Sa die de sa Sardigna”  per ricordare a tutto il popolo sardo che il processo di liberazione è in atto e che il nostro fine sarà l’autodeterminazione dalla sudditanza coloniale che ci tiene prigionieri a casa nostra, impoverendoci ogni giorno di più avvelenandoci e affossandoci culturalmente ed economicamente.
Il Fronte invita il popolo sardo all’unità per far si che le celebrazioni siano una giornata di lotta e non vengano date in mano ai collaborazionisti del colonialismo che albergano in Regione, trasformandosi  in una protesta contro l’oppressore fino all’indipendenza!

Sa die nostra at a bennere!"


 

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