Si è tenuto martedì pomeriggio, presso la sede dell'autogestita “Mattaquitza”, un incontro dei cacciatori con il sindaco Rocco Celentano e il dottor Gianni Nieddu, veterinario del distretto siniscolese Asl sul tema delle ultime direttive regionali in tema di peste suina.
I soci della compagnia presieduta da Gianluigi Farris avevano già manifestato la propria contrarietà in merito ad alcuni passaggi della determinazione n. 7 del 15 ottobre scorso. Nel cosiddetto “Quarto provvedimento attuativo del Programma straordinario di eradicazione della Peste Suina Africana 2015-2017”, sono infatti riportate alcune prescrizioni particolarmente invise ai cacciatori (come quelle relative alle fosse settiche e ai locali di stoccaggio). Ma da allora lo stesso provvedimento è stato modificato tre volte: il 20 e il 28 ottobre e il 20 novembre.
«I cacciatori – queste le parole del dottor Nieddu – sono sicuramente penalizzati da questa riforma. Però bisogna anche capire che loro, dal momento che trasportano l'animale dal bosco verso la zona urbana, devono mettersi a disposizione per evitare il contatto tra il selvatico e il domestico. Sono comunque soddisfatto dell'approccio dei cacciatori siniscolesi, è stato un bell'incontro e loro hanno manifestato la loro disponibilità a collaborare nonostante tutto. Sono consapevoli del loro ruolo».
L’amministrazione comunale ha dichiarato la propria disponibilità a collaborare con le compagnie di caccia. «Il nostro territorio – così Celentano – fa parte di un macroareale infetto nel selvatico, per cui occorre prestare grande attenzione per le parti di carcassa e visceri da distruggere presso i luoghi raccolta mediante infossamento o ditte autorizzate. Le fosse realizzate dal Comune sono ubicate in località Murtas Arts e a Capo Comino. L’ amministrazione invita tutte compagnie di caccia al rispetto delle prescrizioni sanitarie e gestionali, per contribuire fattivamente all’eradicazione della Psa in tempi brevi, anche al fine di evitare danni economici per il divieto di esportazione delle carni».
Secondo Farris «Comune e Asl non hanno colpe perchè è qualcosa che la Regione ha calato dall'alto. È impensabile che gli assessorati di riferimento non abbiano valutato la questione con realtà oggettiva». I cacciatori della compagnia hanno manifestato la volontà di rispettare le norme: «Lo facciamo perchè abbiamo la passione della caccia, dei cani, delle tradizioni e dello stare insieme. Noi paghiamo le tasse, compriamo armi e munizioni, accudiamo e alleviamo cani, ma ci vogliono come braccio armato per controllare cinghiali e debellare la peste suina africana senza considerare il fenomeno dei maiali che circolano liberamente in alcune zone della Sardegna anche nei periodi in cui non si caccia. Che vadano loro a debellare i cinghiali e le loro pesti, non siamo il bancomat delle istituzioni».
Ribadita la contrarietà (già manifestata a luglio) alla caccia grossa al cinghiale il giovedì.