Partecipa a SiniscolaNotizie.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Trasporti, tessile, miniere. A Siniscola la tappa della Marcia per il lavoro

Condividi su:

La marcia dei lavoratori Meridiana ha fatto tappa ieri a Siniscola. Intersecandosi con la lotta degli studenti e la solidarietà del Movimento pastori sardi, è partita da Olbia al mattino per arrivare a Siniscola intorno alle 13.

Lo striscione, retto insieme alle lavoratrici e lavoratori ex Rose Mary, è esplicito: “Unica vertenza”. Sotto, le tappe della staffetta che proseguirà a Nuoro, Ottana, Oristano, Iglesias e Cagliari. Con i sindacati costretti a seguire la volontà operaia.

Al centro giovanile si pranza, si socializzano ulteriormente le gioie del lavoro, le paure, le esperienze di lotta e nel pomeriggio, dopo l'arrivo dei minatori Igea de “Sos enattos” (Lula), l'assemblea con i sindaci dei comuni dell'Unione del Montalbo.

Oltre al primo cittadino di Siniscola Celentano (con il suo vice Carta in veste di Presidente del consiglio provinciale), presenti Michele Mario Deserra (primo cittadino di Orune e presidente dell'Unione dei comuni), Roberto Tola (Posada), Antonella Dalu (Torpè), Graziano Spanu (Lodè) e Mario Calia (Lula). Nei loro interventi, il ricordo di altre marce, la solidarietà accompagnata dalla possibilità di consegnare le fasce tricolori sull'esempio di quanto fece Michele Columbu, sindaco di Ollollai, con la sua marcia del 1964.

È il lavoratore Marco Bardini a spiegare nei dettagli la vertenza Meridiana ai presenti. «La nostra è una compagnia aerea che opera in un mercato in crescita. Invece di licenziare 1600 persone delle quali 850 sarde, Meridiana dovrebbe assumere e formare piloti, tecnici e impiegati prendendoli da questo territorio». Bardini parla de «la più grande carneficina sociale perpetuata ai danni dei sardi» a causa di un meccanismo poco conosciuto («neppure la stampa approfondisce al questione»): «la particolarità è dovuta al fatto che Meridiana sta trasferendo tutto alla giovane Air Italy da lei acquisita». Il che significa che «i posti di lavoro sono stati spostati a Milano e Napoli in favore di lavoratori più giovani». «Io ho 45 anni e per l'azienda siamo vecchi, siamo da rottamare nonostante abbiamo più o meno l'età del rottamatore Renzi. Ci licenziano per non pagare i nostri scatti di anzianità; ci licenziano per fare più profitti». «Se passa il modello Meridiana – ha aggiunto Bardini scaldando la platea- tutta l'economia crolla. Io in pensione a 45 anni non ci posso andare e non voglio nemmeno gli ammortizzatori sociali. Noi vogliamo il lavoro».

Una situazione che se è ovviamente osteggiata dai lavoratori non sarebbe combattuta a dovere dalla politica regionale: «Abbiamo chiesto a Pigliaru e alla sua Giunta di sostenere la nostra battaglia ma loro ci hanno detto che “noi della Regione non possiamo farci niente perché Meridiana è una azienda privata”. Noi a tutto questo non ci stiamo e chiediamo che la politica non subisca il mercato ma lo indirizzi. Noi chiediamo che la politica impedisca ai privati di speculare sulla pelle dei lavoratori. Chiediamo che la Regione si faccia portatrice del nostro urlo di dolore che non si fermerà a Cagliari ma arriverà a Roma, Milano, Bruxelles e Parigi».

Intervenute anche Nicoletta Porru (Igea) e Luciana Murru (ex Rose Mary). Dai loro interventi emerge ancora con più forza l'idea di una vertenza unica dei lavoratori sardi, disposti a tutto per difendere la dignità di chi in questa terra crea la ricchezza. Dalle magliette rosse di Meridiana arriva poi un dono alle operaie e operai siniscolesi, una pianta di ulivo a suggellare la fratellanza. La possibilità è che venga piantata vicino alla scultura che ricorda il partigiano Tosi (nella sala c'è chi scongiura la sua piantumazione nei pressi del calzificio: «nono ca in cue si sicat!»).

Prima di andare a messa, dove Don Orunesu ha evidenziato i punti fondamentali della dottrina sociale della Chiesa, ha preso la parola – per le conclusioni rivendicative – il lavoratore Meridiana Alex Santocchini: «La Regione deve mettere in atto diverse azioni sul costo dell'energia e sulla continuità territoriale delle merci. Inoltre deve schierarsi contro la libertà dei padroni di smontare i macchinari e portarli via e di spostare le attività altrove. Dobbiamo dir loro “o tu accetti queste richieste o te ne vai e non ti ricandidi mai più”».

«Lavoratori del polo tessile e amministratori del Montalbo – ha concluso Celentano – hanno dato oggi un grande contributo per rendere visibile la vostra lotta. Penso che la Regione dopo stasera abbia le antenne dritte».
 

Condividi su:

Seguici su Facebook