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Con “Sa notte tribulata de Maria Bonaria” Vittorio Sella trionfa al Premio Gramsci

Il 22 gennaio la premiazione ad Ales

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Giovedì 22 gennaio ad Ales si terrà la premiazione dei vincitori della quattordicesima edizione del Premio Letterario intitolato al rivoluzionario sardo Antonio Gramsci. Nei giorni scorsi la giuria presieduta da Salvatore Zucca e composta da Giulio Angioni, Maria Paola Masala e Lilli Pruna ha scelto le migliori opere delle tre sezioni previste: “saggistica”, “prosa e poesia in lingua italiana”, “prosa e poesia in lingua sarda”. In quest'ultima ha trionfato il docente e storico bittese (ma residente da tempo a Siniscola) Vittorio Sella con il suo racconto “Sa notte tribulata de Maria Bonaria”.
Nelle parole dell'autore, «questo è un racconto di una donna moderna della Sardegna moderna, lontana dalle descrizioni di certa editoria non aderente alla realtà». Nata e cresciuta nell'immaginario paese di Dure e «pesata dae sa mannedda» in quanto orfana, Maria Bonaria partecipa alle lotte di quegli anni (è studentessa all'Ateneo di Cagliari sul finire degli anni '60) per i diritti sociali e civili, contro lo spopolamento dei piccoli centri sardi e contro la più generale «umanità in affanno». Emigrando porta con se le proprie convinzioni. E con le stesse fa ritorno al suo paese per la festa di San Giorgio, l'eroe che ha sconfitto quel drago che nella sua immaginazione di bambina aveva strappato la madre alla vita. Dove nasce allora questa tribulia? Una volta varcato l'uscio della chiesa (dove il santo guerriero, immedesimato nella figura del padre, era il protagonista de sos contos de mannedda), Maria Bonaria si accorge che gli affreschi non ci sono più. «Maria Bonaria stette male – così Sella – e la notte non riuscì a dormire. Ma non si limitò a criticare le scelte delle gerarchie e degli intellettuali che avevano permesso tale rimozione. Perché quegli affreschi che non c'erano più facevano vivere in lei un tormento interiore molto più grande che faceva intersecare ricordi, ansie, speranze e illusioni». E quel tormento l'accompagnò nella sua ripartenza «dae su portu de Terranova».
Il racconto, scritto in sardo («ma - come sottolineato dall'autore - petiant peri sa versione in italianu»), fa parte di una storia più lunga: un'altra parte è stata inserita in un numero della rivista “Nova Connoschèntzia”, diretta dallo stesso Sella.

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