L'Università della terza età e l'Amministrazione comunale hanno voluto ripercorrere, alla vigilia del 70mo anniversario della Liberazione, la storia di un personaggio apparentemente marginale tra le fila dell'antifascismo militante. In tale occasione (la consueta conferenza del venerdì presso l'auditorium Mirella Fenu, coordinata come sempre dal presidente Antonio Murru) è stato infatti presentato il libro di Marina Moncelsi “Diddinu Chironi, un antifascista nuorese davanti al tribunale speciale”, recentemente edito da Il Maestrale.
Moncelsi, che attualmente è anche presidente dell'Istasac di Nuoro, ha esposto la sua opera seguendo una serie domande poste di volta in volta dal docente e consigliere comunale Antonello Pipere.
Ne è emerso un quadro narrativo che, partendo dal 1902 (anno di nascita di Diddinu) ha scandito tutte le tappe della vita del personaggio: il suo primo sciopero alla Guiso Gallisai di Nuoro nel 1916; un nuovo sciopero di 19 giorni nel 1919 in risposta alle condizioni di lavoro imposte dalla società Strade ferrate secondarie della Sardegna; i trasferimenti punitivi a Bono (dove continuerà a fare l'agit-prop) nello stesso anno, a Villacidro nel 1921 e a Tortolì nel 1923 (dove sarà licenziato «per le sue idee politiche» dalla Ferrovie complementari della Sardegna).
Il suo ritorno a Nuoro ha coinciso con la fondazione della sezione locale del Pcd'I, ma dopo un breve allontanamento a Bitti (seguito alla contestazione al comizio del fasciomoro Salvatore Siotto) e a causa dell'assenza di lavoro, Diddinu è stato costretto a partire per la capitale. Lì, come tipografo, ha lavorato alla stampa de “La voce repubblicana” (che comunque ha chiuso i battenti nel 1926 a causa delle nuove disposizioni fasciste sulla stampa) e gli è stato persino conferito l'incarico di ricostruire la sezione romana del Pcd'I (a Roma ha incontrato per la prima volta Antonio Gramsci).
In quegli anni la scure repressiva del fascismo ha decapitato la direzione del partito comunista e nell'aprile del 1928 Diddinu viene arrestato. Da quel momento Chironi ha subito una via crucis di strutture carcerarie: Lucca, Alessandria, San Gimignano, Siena, Regina Coeli (dove ha nuovamente incontrato Gramsci) e Sulmona. La liberazione il 27 novembre del 1932, a seguito dell'amnistia generale deliberata in occasione del decennale della marcia su Roma.
Nuovamente a Nuoro Diddinu ha ripreso a fare il tipografo presso la Sante del «fascistone» (così definito da Moncelsi) Agostino Zanoletti, e ha conosciuto Chicchina, che diventerà sua moglie il 31 dicembre del 1936, una volta lasciato alle spalle lo status di sorvegliato speciale che lo accompagnava dalla sua scarcerazione.
Moncelsi, che precedentemente aveva condotto alcune ricerche sugli internati militari e sui partigiani Piero Borrotzu e Antonio Mereu, ha colto l'occasione per spiegare la genesi di questo libro e le difficoltà a ciò legate: «Nuoro è divenuta Provincia solo nel 1927, perciò tutto quel che aveva a che fare con gli anni precedenti era da ricercare a Sassari, ma l'Archivio di Stato turritano ha subito un allagamento e persino un'invasione di termiti che avrebbero divorato il contenuto delle cartelle». Da qui le sue ricerche a Roma.
Moncelsi ha inoltre fatto riferimento a personaggi collegati alla realtà siniscolese: dall'avvocato Luigi Oggiano (sul tema è intervenuto l'assessore alla Cultura Piero Carta) che ha contribuito a impedire la fusione del Psd'Az con il Pnf, a Dino Giacobbe, partito da Santa Lucia (aiutato da alcuni pescatori) verso la Spagna a combattere contro i franchisti.
Il libro, tuttavia, offre anche altri spunti collegati alla realtà siniscolese, sebbene non affrontati nella conferenza: è il caso dell'atteggiamento di Carmelo Cottone (a cui oggi è intitolata la struttura scolastica di via Gramsci) nei confronti di Mariangela Maccioni, insegnante arrestata insieme alla moglie di Dino Giacobbe (Graziella Sechi). Maccioni, come riportato nel libro, è stata «più volte denunciata dal direttore della scuola dove prestava servizio e deferita all'autorità fascista in quanto non svolgeva in classe lezioni sul duce». Tali denunce di Cottone erano persino in controtendenza alla linea morbida del Prefetto Martelli, che infatti venne sostituito da tale Rapisarda, fedele a Mussolini fino ai giorni di Salò.
Il libro si conclude con un capitolo finale sull'antifascismo nel nuorese. A questo aspetto si è collegato l'intervento del sindaco Celentano che ha parlato di «fermento di grande levatura politica».