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Il comitato Gettiamo le Basi in piazza per ricordare i morti delle guerre

Il ricordo nella poesia di Mario Brasu

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4 novembre, giornata del lutto e della memoria delle vittime di tutte le guerre e delle “guerre simulate” in tempo di pace che si svolgono ininterrottamente in Sardegna, dei “morti scomodi” che vertici militari,  ministri della Difesa e Governi vogliono non vedere, gli uccisi dai veleni e dalle polveri di guerra, torio, uranio, nano particelle, radiazioni ionizzanti, elettromagnetiche delle popolazioni inermi sacrificate.

Oggi, in via Sonnino e Piazza Gramsci si celebra la giornata del lutto e della memoria delle vittime di tutte le guerre, comprese quelle simulate in tempo di pace che attualmente si svolgono ininterrottamente in Sardegna, e così si ricordano anche i "morti scomodi", scomodi per una istituzione disattenta, gli uccisi dai veleni e dalle polveri di guerra, torio, uranio, nano particelle, radiazioni ionizzanti ed elettromagnetiche.

Ancora una volta il comitato Gettiamo le Basi scende in piazza per ricordare le tante famiglie che non hanno ancora avuto giustizia e risposte riguardo le morti dei loro cari. E con questa poesia di Mario Brasu, poeta pastore, lanciano un messaggio:                                                                                                                                                                                   

 

Mamma ostra cun boghe amorosa
in su brassollu sa dulze ninnia
a’ cantau pregande fizos e isposa
pro crescher sabia e forte sa zenia,
ma sa gherra istocada dolorosa
mortu a’ cussa bella poesia.
Non fu’ de tantas mammas su disizu
mortu ne mortore a tenner fizu
Mai a su passau terra susu
su pesu ‘e sa cussentzia est tropu grae,
cun fiacas e medaglias sant’illusu
chi su sambene si podet samunare,
solu aboghinende “MAI PRUSU”
sos mortos si nde pòdene pesare
cun dignitade aintro ‘e s’istoria
sena arruer in trampas de vana gloria
Vostra madre con voce amorosa/ nella culla la dolce ninna nanna/ ha cantato augurando figli e sposa/ per far crescere saggia e forte la famiglia/ ma la guerra, stoccata dolorosa,/ha ucciso quella bella poesia./ Non fu di tante mamme il desiderio/di avere un figlio assassinato né assassino./ Mai seppellire il passato/ Il peso della coscienza è troppo grave/Con false lusinghe e medaglie ci hanno illuso/che il sangue si può lavare,/ solo gridando “MAI PIU’”/ i morti possono ergersi/ con dignità dentro la Storia/ senza cadere in trappole di vana gloria.

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