«Albino Bernardini – così il sindaco Celentano all'indomani della scomparsa del Maestro – ha tenuto durante tutta la sua vita un orgoglioso e saldo legame con Siniscola e i suoi cittadini i quali ricordano la sua spiccata personalità, la sua dolcezza e le sue continue spinte al rinnovamento. Per questo l’amministrazione comunica che a breve si procederà ad intestare una scuola elementare del territorio di Siniscola al suo illustrissimo nome».
A 9 mesi di distanza, la Giunta (con delibera n°2 dell'8 gennaio) ha dato seguito all'idea decidendo di intitolargli la struttura scolastica di via Sarcidano (Sa Sedda) che prenderà appunto il nome di “Istituto Comprensivo n. 2 Albino Bernardini”. L'inaugurazione si terrà sabato 20 alle 10.00 con lo scoprimento della targa. Seguirà, nell'Aula magna, una conferenza sulla figura e sull'opera dell'insegnante.
Riportiamo qui di seguito la testimonianza del prof. Vittorio Sella rilasciata ai microfoni di Siniscola Notizie.
Con lui scompare un maestro ma anche uno scrittore che ha lasciato un segno su più fronti. L'opera che l'ha reso famoso, “Le bacchette di Lula”, non è solo il racconto di un'esperienza che contesta un modo di insegnare autoritario e di limitate prospettive. È anche un saggio che ci consente di capire come era la società sarda nei centri dell'interno.
Questo suo modo di rapportarsi alla realtà lo ha spinto a modificare il modo di insegnare e anche il modo di essere impegnati come intellettuali. Albino è anche un modello da questo punto di vista.
C'è un ricordo che mi va di rievocare e che ci riconduce agli anni '70 del secolo scorso: quando Albino rientrava a Bitti (il paese dove ha vissuto per tanti anni), tra gli impegni che amava prendere vi era quello di rimanere in contatto con i giovani per capire se in una comunità chiusa vi era impegno nel sociale.
Questo suo modo di rapportarsi ha spinto una generazione, i giovani di allora, a buttarsi nell'impegno politico. Albino è stato infatti anche un leader politico nella provincia di Nuoro. È stato uno che si è battuto e ha promosso l'occupazione delle terre abbandonate, in modo da poterle affidare ai contadini senza terra.
Ricordo che il suo spostarsi a Bagni di Tivoli non è stato un dimenticare la Sardegna. Anzi, ha continuato tenendo i legami con i problemi della nostra isola: l'innovazione nella scuola, la promozione della lettura, la divulgazione dei libri e anche un modo di raccontare che è denuncia sociale.
In questa circostanza mi va di ricordare il suo impegno anche per la scrittura in lingua sarda. Ricordo anche il desiderio (realizzato) di perpetuare il contatto con i suoi lettori, tanti e distribuiti in tutta Italia anche grazie alla pubblicazione delle sue opere da parte della casa editrice “La nuova Italia”.
La sua fama si consolidò in seguito alla proiezione di “Diario di un maestro”, tratto dall'opera “Un anno a Pietralata”. Un romanzo, questo, che scava nel mondo dell'emarginazione giovanile nelle borgate romane.
Infine non si può non rammentare il “Premio nazionale della letteratura per l'infanzia” da lui promosso.