Oltre seicento persone hanno assistito alla nuova passerella di Manuele Canu ammirando novità creative della sua Maison. Venerdì 20 settembre lo stilista siniscolese ha presentato alla Milano fashion week la sua collezione primavera-estate 2020: una proposta volta a coniugare dettagli dove riecheggiano elementi dell’estetica nativa americana (come frange, disegni geometrici e colori) con volumi che rimandano all’abbigliamento dei coloni europei. Una proposta definita dagli addetti ai lavori come «sorprendentemente raffinata» con, inoltre, una “capsule collection” maschile.
«È stato un successo - afferma Manuele a pochi giorni dall’evento -, c’erano 620 persone registrate ma il numero è cresciuto. C’erano tutte le testate giornalistiche del settore e anche un nutrito parterre cinematografico». Nei primi posti c’erano infatti diversi personaggi dello spettacolo quali Aida Yespica, Alice Sabatini, Andrea Garmendia, Annette Weber, Damiano Allotta, Edoardo Stoppa, Eduardo Perez Ocantos, Elena Barolo, Fatima Val, Giovanni Caccamo, Giselle Deassis, Jasmine Tettamanti, Juliana Moreira, Laura Valente, Mietta, Morena Salvino, Simone di Matteo, Teresanna Pugliese, Tosca d’Aquino.
La passerella, aperta da due falchi liberati in volo «in onore degli indiani d’America», è stata accompagnata dalle musiche e dalle vibrazioni vocali di Clara Cossu, cantante siniscolese ispirata dalle celebri voci di Joan Baez, Janis Joplin, Etta James, Edith Piaf e Nina Simone e conosciuta come “Cheyenne”. «Per lei – spiega Canu – è stato un successo».
La recente passerella dimostra quanto stia crescendo l’interesse per le creazioni del nostro. Il fashion designer siniscolese, dopo un intenso percorso formativo con i maggiori brand al mondo, aveva presentato a livello mondiale il progetto “Manuele Canu Milano” durante la Milano fashion week dell’anno scorso con lo scopo di proporre sul mercato una personale concezione di moda con tagli, forme e dettagli del passato rivisitati in chiave contemporanea.
Questi gli obiettivi del suo lavoro: «Io vorrei che si ritornasse alla sartorialità. L’Italia è stata leader nel settore arte e moda, ma negli ultimi 10-15 anni c’è stato un declino. Umilmente vorrei che si recuperassero la ricerca del dettaglio e della materia, cose che si sono via via perdute con le multinazionali, con il pronto-moda. Il sarto, quando crea un abito, ci mette dentro tutto sé stesso».
Concetto, questo, sul quale Manuele calca la mano: «Una creazione può anche nascere dall’osservazione di ciò che ci circonda. È la tradizione rivisitata».
Ricamatore "de primore", Canu ha riscoperto nel tempo una serie di punti pregiati quali il punto imperiale, il punto papale, il punto pieno, la catena del re. Fino a realizzare paramenti per i papi Wojtyła e Ratzinger e mantelli per la famiglia reale inglese. Il giovane talento non dimentica i suoi maestri: «Devo tutto alla Professoressa Nietta Condemi, che mi ha plasmato, e allo stilista milanese Gian Cesare Conca. Con lui ho imparato a conoscere e riconoscere i tessuti con il tatto, ma anche le proporzioni e lo stile».