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Gli ex casinò italiani

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Luci brillanti, vip e divi in abiti eleganti, i suoni della pallina che corre sul tavolo della roulette e l’immagine di giocatori riflessivi impegnati a fare le loro valutazioni in una mano di blackjack: quelle evocate dal casinò sono scene, per chiunque, sicuramente familiari. Non solo per chi ne abbia abitualmente frequentato uno: anche cinema, libri, televisione, videogiochi e innumerevoli altre opere dei più svariati media hanno contribuito a rendere immediatamente riconoscibili, persino ai profani, le più comuni situazioni legate a un casinò. Il loro successo, in particolar modo durante il ‘900, ha fatto sì che sorgessero numerose strutture nelle quali poter giocare. L’Italia, ovviamente, non è da meno. Sarà perché immancabilmente associata al lusso, o agli scorci mozzafiato del suo paesaggio, la cosa certa è che lo stivale ha ospitato numerosissimi casinò. Ancora oggi ne esistono attivi tre sul territorio nazionale, e per ognuno di loro parte dell’innegabile fascino è legato alla location che li ospita. Ben di più, però, sono gli ex casinò sul territorio nazionale, quelli che, per un motivo o per l’altro, hanno smesso di ospitare i giocatori e fare da palcoscenico alle loro vicende.

La Liguria per esempio ha ospitato nel corso della sua storia, e in particolare durante la Belle Époque, numerosi casinò. La felice posizione della regione, infatti, ha sempre costituito una forte attrazione per i personaggi più in vista della società europea: nel 1884, il primo dei casinò liguri venne inaugurato a Ospedaletti, all’epoca un semplice villaggio di pescatori sulla riviera ligure che aveva attirato l’attenzione di una società immobiliare francese grazie alle sue particolarità climatiche. Il casinò rimase attivo per oltre vent’anni, quando le sue attività vennero accentrate a Sanremo, tutt’oggi uno dei tre casinò italiani in attività. La storia dell’edificio che ospitava la struttura continua poi a cavallo delle due guerre mondiali, quando arrivò a essere ribattezzata Villa Sultana. La stessa storia, ossia il passaggio del testimone a Sanremo, è condivisa dal casinò di Rapallo, attivo dal 1900 al 1924 e le cui strutture ospitano un albergo di lusso; da quello di Alassio, collocato in una struttura lignea in riva al mare che si è reso necessario demolire negli anni ’30; da quello di Ventimiglia, la cui vicinanza con le grotte dei Balzi Rossi favorì la nascita del casinò Grottes Rouges. Se a questi si aggiunge il casinò di Bordighera, si raggiunge un totale di quattro case da gioco liguri che, intorno agli anni ’20 del secolo scorso, hanno visto trasferire le proprie attività.

Ben più recente invece è la storia del casinò di Campione sito a Campione d’Italia, comune italiano della provincia di Como collocato come exclave in territorio svizzero. Questo era infatti, oltre quelli di Venezia, Sanremo e Saint-Vincent, il quarto casinò attivo in Italia fino al 2018, anno in cui ha cessato le attività facendo scendere agli attuali tre il numero di casinò attivi. Alla base dello stop la scomoda situazione dovuta anche allo scarso afflusso di giocatori: al giorno d’oggi, la comodità di poter giocare ai classici giochi da casinò stando comodamente a casa ha fatto sì che molti dei giocatori più casual ricorressero all’online, lasciando le strutture fisiche ai clienti più affezionati alla tradizione.

Fra gli altri casinò merita una menzione quello di Bagni di Lucca, la cui storia viene da alcuni fatta risalire fino al 1300, andando a insidiare il riconoscimento di prima casa da gioco in Europa che, invece, viene unanimemente riconosciuto al casinò di Venezia. Più certe invece sono le notizie che riguardano le attività dei Borbone a Lucca nei primi decenni dell’800 e culminate, nel 1839, nell’inaugurazione del Casinò Reale. La fortuna della struttura, legata alla felice unione con una delle mete termali più note, è ben testimoniata anche dal fatto che il casinò rimase in esercizio fino al 1953, per poi essere persino provocatoriamente riaperto nel 1981. Oggi, invece, vive una nuova vita come museo, facendo rivivere sotto una differente luce i fasti del passato.

Infine, molti sono anche i casinò che, per un motivo o per l’altro, sono rimasti solo allo stadio progettuale: fra tutti, costituisce un buon esempio la proposta, nel corso del 2009, di prevedere un casinò in ogni albergo a cinque stelle. Il progetto, al quale lavorava l’allora Ministro del Turismo, avrebbe portato il numero di casinò italiani a circa 250, una trentina dei quali nella sola Sardegna. La proposta non è mai uscita dal suo stadio embrionale, ma è comunque in grado di dimostrare cosa il casinò abbia rappresentato e rappresenti in Italia.

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