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Fronte Indipendentista Unidu: oggi assemblea provinciale

Presso “Su Recreu” (Località S'Aspidda) alle 15.30 in contemporanea con le altre province

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Si terrà oggi alle 15.30 presso Su Recreu, (Località S'Aspidda, strada provinciale 24, prima uscita s.s. 131 DCN venendo da Nuoro) l'assemblea provinciale del Fronte Indipendentista Unidu; l'incontro è aperto a chiunque volesse parteciparvi e avrà all'ordine del giorno i seguenti punti:

-Presentazione del programma politico venuto fuori dalle assemblee dello scorso 13 ottobre e sintetizzato dai delegati democraticamente eletti

- Libera discussione sul programma politico e possibilità di emendarlo

- Nomina della rosa dei nomi a candidato governatore

- Elezione di eventuali nuovi delegati all'Assemblea Nazionale del Fronte

Il Fronte ha inoltre espresso recentemente, attraverso una lettera aperta, la sua opinione circa la tesi dell'antropologo Giulio Angioni sulla questione del bilinguismo e della standardizzazione della lingua sarda. Riportiamo il testo integrale scritto da Pierluigi Caria:
Abbiamo seguito negli scorsi giorni in alcuni giornali sardi, quella che crediamo di poter definire una vera e propria campagna stampa contro la standardizzazione della lingua sarda e contro le politiche per il bilinguismo che sono ad essa strettamente collegate. Da ultimo il 10 novembre, un articolo sulla Nuova Sardegna del noto antropologo Giulio Angioni, il quale sostiene la tesi secondo cui tutte le iniziative attuate nell'ottica di una politica linguistica per il bilinguismo sono inesorabilmente destinate a fallire, e a non ottenere i risultati per i quali sono state progettate. A dimostrazione di ciò il prof Angioni elenca diverse realtà europee nelle quali le lingue storiche locali sono state oppresse, e cita persino i casi della Catalogna e del Tirolo, dimostrando evidentemente di non avere alcuna conoscenza di quelle realtà, dove una politica linguistica portata avanti con la giusta determinazione per un lungo periodo ha dato origine a società bilingui in cui la lingua dello stato non prevale su quella locale. Il professor Angioni, dopo molti anni di grande ambiguità rispetto a questo argomento, ha preso chiaramente una posizione contraria all'ufficializzazione della lingua sarda, sostenendo fra le altre cose che una politica linguistica per il bilinguismo sia troppo difficile e costosa. Una posizione che contestiamo con forza in quanto è erede di quelle assunte dagli intellettuali sardi negli ultimi centocinquanta anni per giustificare l'italianizzazione linguistica della Sardegna. Va detto che il dispendio in termini economici e di energie, sarebbe ben poca cosa rispetto a quanto è stato speso sino ad ora per una istruzione scolastica pensata con lo scopo principale di sradicare la lingua sarda e di imporre l'uso della lingua italiana, ottenendo il risultato di avere percentuali fra le più alte in Europa di abbandono scolastico e una percentuale fra le più basse di laureati e di diplomati. La tesi di fondo sostenuta nell'articolo è che l'ufficializzazione della lingua sarda è una cosa inutile perchè la lingua " che unifica linguisticamente tutti i sardi per la prima volta nell'ultimo millennio" è il cosiddetto italiano regionale di Sardegna "inconfondibile per pronuncia, lessico, sintassi e stile oggi anche letterario" , sarebbe a dire quello che i sardi sono abituati a chiamare colloquialmente "italiano porcheddino". Il mistilinguismo, quando è una scelta consapevole, può essere utilizzato sperimentalmente in letteratura. Ma non è affatto consapevole la condizione in cui una popolazione non riesce a distinguere due codici linguistici diversi a causa di un sistema di Istruzione ossessivamente monolingue e sostanzialmente fallimentare. Angioni forse propone di rendere ufficiale nella nostra terra il cosiddetto "italiano regionale di Sardegna", dall'insegnamento scolastico all'uso nella burocrazia? Non lo credo. Credo invece che questa sia solo un argomento utilizzato strumentalmente per affossare l'instaurazione di un bilinguismo perfetto sardo-italiano in Sardegna, e la piena tutela delle altre lingue storiche nei territori interessati (le parlate sardo-corse, l'algherese e il tabarchino). Una posizione implicitamente fascista, la sua, anche se mascherata con una retorica pseudo democratica e fintamente preoccupata delle diversità e delle "parlate" locali o addirittura infantile quando si dice preoccupato dei "malati di ortografia". La realtà oggettiva che emerge dalle statistiche (Le lingue dei sardi 2007) ci mette a conoscenza del fatto che la grande maggioranza dei residenti in Sardegna è capace di parlare la nostra lingua, il 68,4%, mentre quasi la totalità lo capisce, il 97,4%. In qualsiasi Paese del mondo sarebbe considerata intollerabilmente fascista e antidemocratica una politica che esclude dalla piena ufficialità la lingua storica di un popolo, che è inoltre conosciuta attivamente ancora oggi da una grande parte della popolazione. Il prof Angioni scrive che "le lingue hanno tendenze incoercibili". Ebbene la situazione sociolinguistica di tutti i Paesi sviluppati del mondo dimostra la fallacità di questa sua affermazione: in ogni Paese la lingua dominante è risultata quella che è stata sostenuta dalle politiche pubbliche. Il sardo è una lingua che è stata minorizzata e che risente di una fortissima stigmata sociale presso i suoi stessi parlant: ciò è avvenuto esclusivamente a causa delle politiche coercitive dello stato. E solo grazie ad una politica pubblica di bilinguismo può essere invertita questa tendenza, come dimostrano tutte le nazioni senza stato europee nelle quali è stato instaurato il bilinguismo perfetto nelle istituzioni. Il Fronte Indipendentista Unidu ha fiducia nelle politiche diretta all'ufficializzazione del sardo e si impegnerà costantemente per sostenerle. Ci batteremo con forza, dentro e fuori le istituzioni, per garantire un futuro alla nostra lingua, attraverso l'attuazione delle proposte politiche contenute nel nostro programma, tra cui: 1)l'insegnamento anche in lingua sarda in tutte le scuole sarde, pretendendo da subito il rispetto della legge 482; 2)l'utilizzo del sardo nei media e nei concorsi per il pubblico impiego; 3) Istituzione di un bilinguismo perfetto e utilizzo paritario del sardo e dell'italiano in tutte le istituzioni della Sardegna, oltre al sardo-corso o l'algherese o il tabarchino nei comuni nei quali sono storicamente parlati. Niente dura per sempre, come scrive il prof Angioni riferendosi alla lingua sarda. E noi speriamo che la prossima cosa che verrà spazzata via dalla storia, sia la classe intellettuale italianista di cui il egli stesso è un degno rappresentante. Una classe intellettuale che è responsabile di aver sostenuto attivamente le politiche che hanno condotto il nostro Paese alla miseria culturale, economica e sociale che possiamo tristemente constatare. Ne trarrebbe un grande vantaggio non solo la nostra lingua ma tutto il nostro popolo, che per la prima volta dopo oltre centocinquanta anni non sarebbe più ostaggio dei "cattivi maestri" che hanno il ruolo di tenerci mansueti sotto il giogo di uno stato straniero.”

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