Nell'anno appena iniziato i siniscolesi saranno chiamati a rinnovare il Consiglio comunale insediatosi nel 2011. Nel giro di pochi mesi si concluderà infatti la legislatura guidata da Rocco Celentano, ma già da ora, sebbene ancora in sordina, si respira il clima di campagna elettorale che si protrarrà fino alla chiusura delle operazioni di voto. Nelle fila della maggioranza e delle opposizioni si sta lavorando alla stesura dei programmi e, tra conferme e cambiamenti, all'individuazione dei nomi che comporranno le diverse liste. Ad oggi, l'unica certezza è che il prossimo Consiglio comunale sarà composto da 17 eletti (sindaco compreso) e non da 21. E che, di conseguenza, anche le liste conterranno meno candidati rispetto a quelle presentate cinque anni fa. Stando alle voci di corridoio, e salvo sorprese, dovrebbe configurarsi una corsa a tre liste e non più a cinque.
Sul fronte della maggioranza non ci dovrebbero essere molte novità. La compagine, a seguito delle proteste popolari dei mesi scorsi contro l'imposizione fiscale, ha perso due consiglieri collocatisi in maniera non allineata nei banchi della sala consiliare: Davide Secchi (già capogruppo del Psi, il partito del primo cittadino) e Concetta Geranio. A ciò si devono registrare le dimissioni di fatto di Francesco Piu, consigliere di La Caletta attualmente in carica ma assente alle sedute da diverso tempo e in maniera costante. Tuttavia, da parte dei partiti della coalizione (Pd, Psi, Upc e Sel), come emerso dai comunicati stampa più volte diramati, è stata sempre manifestata la compattezza dell'alleanza.
Saranno con tutta evidenza i rapporti tra i gruppi politici a determinare la riconferma o meno dell'attuale sindaco. Il Psi, dopo l'abbandono di Secchi, è rappresentato in Consiglio dai soli Celentano e dall'assessore della Cultura Piero Carta. Il Pd, sebbene con esponenti di diversa provenienza, è invece presente con il vicesindaco Lucio Carta, con gli assessori Giuseppe Pipere e Riccardo Corosu e con il capogruppo di partito Piergiorgio Lapia. È inoltre da registrare l'elezione, avvenuta nel 2014, dell'ex primo cittadino Lorenzo Pau (ex Margherita) alla guida del circolo locale del partito di Renzi. Possibile, quindi, che una ricoferma di Celentano si colleghi, in caso di vittoria, a una maggioranza assoluta del Pd nella prossima Giunta che, stando alle recenti riforme, sarà composta da cinque esponenti, sindaco compreso (e dove non dovrà mancare una rappresentanza di genere). Un no alla sua ricandidatura potrebbe aprire, invece, scenari inediti.
Al momento è ancora presto per parlare di possibili alleanze con altri partiti esterni all'attuale compagine e attualmente assenti dal dibattito consiliare (si pensi ai sardisti, ai riformatori, all'Udc). Anche perché, di pari passo, il gruppo di centrodestra Idea Siniscola, rappresentato da Marco Fadda, Giuseppe Mele e Gianluigi Farris, sta promuovendo una serie di incontri a 360 gradi. Incontri ai quali, oltre ai partiti, parrebbero non mancare settori dell'imprenditoria locale con l'obiettivo di sfidare l'attuale maggioranza. Il consigliere Farris, inoltre, propone da tempo lo strumento delle primarie per la scelta del candidato sindaco (una sfida tra lo stesso Farris, Nino Fronteddu e Antonio Satta) nell'ottica dell'unica lista delle opposizioni. Proposta, quella del blocco unico, che parrebbe essere caldeggiata anche da Angioletto Fadda.
Ma il gruppo di Zente Nova, anch'esso nella prospettiva di creare un'alternativa politica alla Giunta Celentano, ha da tempo dichiarato di volersi ricandidare «senza minestroni». Il riferimento è all'attività politica condotta dai banchi dell'opposizione e proprio alle differenze di veduta su alcuni temi (si pensi al Puc e al Pul) rispetto al centrodestra. Differenze che, stando alla dialettica consiliare registrata in questa legislatura, non sussistono invece con il consigliere Nino Fronteddu (che fa parte di LiberaMente attraverso il suo gruppo Unione per Siniscola). Il gruppo di Antonio Satta ha inoltre ribadito di voler costruire una lista aperta alla società ma senza far scomparire il proprio nome dalla scheda elettorale, senza abbandonare i valori politici di riferimento e rifiutando il metodo delle primarie per la selezione delle cosiddette figure apicali.