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Sa domo de su Populu sardu esce dal FIU: il comunicato dei militanti

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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dei militanti de Sa domo de Su Populu sardu relativo alla decisione di rompere col Fronte Indipendentista Unidu. Nella nota motivazioni, riflessioni ed analisi sul cammino percorso, sugli aspetti organizzativi e decisionali, sui pilastri etici ai quali si rifanno i membri della sezione (primo fra tutti l'antifascismo) e sulle prospettive future.


«Con grande rammarico ci troviamo costretti a scrivere queste parole, che avremmo preferito non scrivere mai, ma quando si fa politica le strade si possono dividere e i motivi possono essere molteplici. Purtroppo le motivazioni che ci hanno portato alla rottura totale con il Fronte sono sia di natura politica che etica e divergono diametralmente dal nostro pensare e agire politico.
Dopo questa piccola parentesi comunichiamo ufficialmente in data 18/06/2014 l’uscita dal FIU di tutta la sezione di Siniscola per i motivi che elencheremo qui sotto.
Il percorso del Fronte è iniziato a tappe forzate, da Ghilarza, dove è stata proclamata la sua costituzione, fino alla formazione delle Assemblee Territoriali e dell’Assemblea dei Delegati, con un grande entusiasmo, coinvolgendo un numero sempre crescente di persone come non succedeva in Sardigna da tanto tempo. Abbiamo lavorato profondamente, con sacrificio di tempo e denaro e possiamo dire con orgoglio e senza peccare di presunzione, che grazie al lavoro della sezione di Siniscola - avendo chiuso per primi la raccolta firme in provincia Nuoro, abbiamo dato il nostro aiuto per chiudere la Gallura e l’Ogliastra, e pur non essendo andati direttamente abbiamo coinvolto tutte le nostre conoscenze per chiudere Cagliari - il Fronte è riuscito a presentarsi alle elezioni, non togliendo con ciò niente al lavoro degli altri.
Scriviamo queste parole solo per riaffermare che siamo orgogliosi di ciò che abbiamo fatto e lo rivendichiamo fino in fondo, nel bene e nel male.
Abbiamo, da sempre, pensato al Fronte come un progetto in evoluzione e crescita, con le sue molteplicità e differenze, e per questo non abbiamo voluto, in una prima fase elettorale, approfondire un discorso politico, reputando le elezioni, uno strumento di aggregazione e visibilità, dove i consensi potevano dare uno spazio maggiore a un progetto futuro.
All’indomani della sudata tornata elettorale doveva iniziare il lavoro politico, di continua aggregazione, consolidamento e unità, per aprire la strada ad un percorso futuro, ma così non è stato.
Dal 17 Febbraio abbiamo chiesto venisse fatta un’analisi del voto, per dare una voce univoca al Fronte, che andasse ad analizzare il comportamento tenuto, l’elettorato raccolto e che stabilisse per tutti una linea precisa da seguire, ma questo passo è stato volutamente rifiutato dalla sola Assemblea dei Delegati e non dalle Assemblee Territoriali, luogo in cui tale discussione non è mai stata posta, se non qui a Siniscola.
Abbiamo cercato di porre questioni per noi fondamentali sull’approfondimento politico e ogni discussione è stata sepolta con la solfa che il Fronte non è un partito e come tale non si occupa di questioni politiche, quindi non prende posizioni ufficiali. Tra i tanti esempi che potremmo citare, vi è quello delle Elezioni Europee, dove il Fronte ha portato avanti una futile posizione secondo la quale l’essere associati alla Sicilia non avrebbe portato nessuna possibilità di eleggere un deputato, fra l’altro anche miseramente smentita dai risultati, senza mai entrare nel merito della questione.
Abbiamo chiesto che venissero posti tra i punti fondamentali del Fronte l’antifascismo e l’anticolonialismo. Inizialmente si è votato (contrario!) nella sola Assemblea dei Delegati senza mai portare tali questioni all’attenzione delle Ass. Territoriali, solo dopo aver forzato la mano, la discussione è stata portata a tutte le assemblee, dove la maggioranza degli attivisti si è espressa favorevolmente. Questo è importante perché dimostra che i Delegati non sono delegati ma pessimi segretari di partito che decidono in conformità a ciò che loro stessi pensano e non in base alle scelte della loro Assemblea Territoriale. Se oggi il FIU non stimola più la curiosità e la partecipazione, la gente si allontana, regna sulla stampa il silenzio più assoluto la colpa è solo di coloro che illegittimamente hanno assunto ruoli inesistenti, hanno boicottato la voce e l’espressione dei propri
attivisti ed hanno ucciso definitivamente un progetto che doveva ancora svilupparsi, con il contributo di tutti come si era detto, non secondo il pensiero di pochi, come è stato.
Dal 17 febbraio in poi il Fronte è diventato un patetico comitato d’emergenza che scrive semplici comunicati di difesa o attacco su problemi impellenti, in pratica il lavoro che già hanno svolto e svolgono altre organizzazioni.
Abbiamo cercato di sollevare il dibattito sulle tessere di partito, cioè sul problema di avere all’interno del Fronte, dalle Assemblee Territoriali a quella dei Delegati, rappresentanti, iscritti e dirigenti di altri movimenti o partiti, ma tale discussione non è stata mai portata alle altre Assemblee. Solo nell’Assemblea dei Delegati, in modo del tutto illegittimo, si è in parte parlato di questo problema, ovviamente scartando sul nascere qualunque ipotesi diversa da quella attuale e rifacendosi ancora all’assemblea di Ghilarza, un giorno sicuramente importante, per l’entusiasmo e la partecipazione e per l’inizio dei lavori. Che oggi, però, una struttura (teoricamente) basata sul potere decisionale delle Assemblee Territoriali si rifaccia a delle decisioni prese nel marasma più totale e votate da persone che attualmente rappresentano il 10% degli appartenenti al Fronte senza tener conto che il 90% è entrato dopo con la creazione delle Assemblee Territoriali, ci sembra che il concetto cosiddetto di democrazia partecipativa, dialettica e partecipazione sia totalmente assente in coloro che si sono presi l’onere di diventare potere decisionale assoluto, cioè i signori delegati, di se stessi.
Abbiamo lavorato in ogni modo per sviluppare il dibattito politico all’interno del Fronte, abbiamo lavorato per creare una campagna nazionale di adesione, in modo da ampliare i consensi e il dibattito, ma ciò è stato ritenuto pericoloso perché con troppi eventuali nuovi aderenti, a detta di alcuni Delegati, si sarebbe rischiato il caos. Abbiamo talvolta, pur essendo contrari, rispettato e condiviso le scelte del Fronte, non per senso di obbedienza ma per responsabilità e rispetto delle scelte comuni, ma costatiamo che alcuni si comportano a loro piacimento, creando quello che anche altri militanti hanno definito feudalesimo politico.
Riteniamo che certi percorsi siano necessari per evitare pericolose derive, cioè il populismo e il nazionalismo più becero condito da razzismo ed intolleranza, che noi non potremo mai affiancare e riconoscere e neppure minimamente tollerare, ma solo combattere.
Avevamo iniziato il nostro cammino promettendoci di sviluppare il dibattito politico interno dopo il percorso elettorale e invece ci siamo trovati, fra l’altro in un modo del tutto illegittimo, di nuovo catapultati nella maratona elettorale delle elezioni comunali decretando definitivamente la morte politica del Fronte e l’inutilità di ogni sua struttura a causa della totale mancanza di rispetto delle regole stabilite, dall'elezione del candidato sindaco, al non rispetto del programma e dei punti fondamentali che contraddistinguono il Fronte.
In base a tutto ciò che abbiamo scritto, crediamo sia importante sottolineare il comportamento separatista, egocentrico e fondamentalmente borghese e democristiano, nella peggior accezione dei termini, di alcuni elementi, spalleggiati e difesi da altri al punto di arrivare a falsare le carte e i verbali d’assemblea.
La cosa più grave è che tutto ciò viene perpetuato in modo sistematico e cosciente, dando a questo comportamento l’accezione più grave, la mala intenzione.
Grazie a coloro che hanno permesso tutto questo, oggi ci troviamo, come dicevamo prima, nella condizione di essere completamente incompatibili con il Fronte, politicamente, eticamente e soggettivamente, e riteniamo tale progetto politico, che politico non è voluto diventare, affondato del tutto, non per colpa nostra, che abbiamo cercato di salvarlo fino alla fine, ma per la mancata volontà di affrontare i problemi e ascoltare la voce dei militanti.
Siamo convinti che all’interno del Fronte ci siano tante persone animate da buoni principi che come noi hanno creduto e credono di poter fare qualcosa di buono per il processo di liberazione, ed è anche a questi che ci rivolgiamo chiedendogli di mostrare il loro dissenso, di uscire da questo progetto fallito e farlo cadere definitivamente senza continuare un inutile e dannoso accanimento
terapeutico, per arrivare definitivamente a isolare personaggi inutili, dannosi ed anche pericolosi e poter in qualche modo mettere in piedi un progetto diverso, serio e realmente condiviso.
Noi continueremo il nostro lavoro territoriale come “Domo de su Popolu Sardu” e aspetteremo e accoglieremo con piacere tutti coloro che vorranno creare altri percorsi perché l’obiettivo rimane sempre la lotta di liberazione ed essa necessita di un coordinamento nazionale, cioè di un Fronte vero, non solo una parvenza.
Per mettere i giusti pesi sulla bilancia ricordiamo che l’Assemblea di Siniscola era la più numerosa del Fronte e una di quelle che ha portato i migliori risultati elettorali, con la candidata più votata in Sardigna. Adesso qualcuno dirà pure che i numeri non contano niente, ma anche qualitativamente non siamo inferiori a nessuno se non altro perché abbiamo ancora il coraggio di parlare chiaro, senza paura e riteniamo che sia il miglior metodo per risolvere i problemi.
Per alcuni la dialettica è importante solo a parole, per noi lo è nei fatti.
Detto questo speriamo che si creino altri percorsi validi nel futuro più prossimo, noi siamo disposti a discutere, parlare e lavorare con chiarezza e condivisione, ma mai con sotterfugi e intrighi.
Fintzas a s’Indipendentzia»
SA DOMO DE SU POPOLU SARDU –EX SEZIONE FIU SINISCOLA

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