«Incontro, dibattito e confronto». Sulla base di queste coordinate il Ceas Santa Lucia (in collaborazione con l'amministrazione comunale) ha recentemente chiamato a raccolta una quarantina di persone tra professionisti, insegnanti, studenti e amministratori locali con l'obiettivo di «approfondire le cause del dissesto idrogeologico, i rischi, la prevenzione e le azioni che ognuno di noi può fare per impegnarsi nella sua mitigazione». Presenti anche il parroco don Salvatore Orunesu, i rappresentanti dei CEAS di Torpè, Posada, Fonni e il referente del nodo provinciale Infea.
Durante la prima parte dell'iniziativa (inserita all’interno del progetto di educazione ambientale “La città che vorrei”, finanziato dalla Regione Sardegna, e tenutasi presso l'agriturismo Punta Lizzu) sono intervenuti il geologo Giovanni Tilocca, il sindaco di Posada Roberto Tola e l’ex assessore alla Protezione Civile di Olbia Ivana Russu. Come si legge nel report redatto dal Ceas, dalle relazioni è emersa una serie di questioni: le cause del dissesto; le azioni intraprese per «mitigare il rischio»; la trasformazione dei «vincoli in opportunità rispettando la vocazione del territorio»; il ruolo della Protezione civile.
L'ultimo intervento è stato affidato al presidente dell’Ordine dei geologi della Sardegna Davide Boneddu «che ha rimarcato l’importanza della consapevolezza del rischio che non può prescindere dalla conoscenza del territorio e dei processi naturali che lo governano». Boneddu «ha parlato anche delle iniziative portate avanti dall’ordine dei geologi nelle scuole per sensibilizzare su questa tematica. Infine non ha mancato di elogiare la candidatura al Mab Unesco del nostro territorio».
Alla prima parte hanno fatto seguito diverse conversazioni sulla «consapevolezza delle cause del dissesto»: «Con la metodologia del world cafè in appositi tavoli di discussione – prosegue la nota – si sono approfonditi diversi temi sull’argomento in questione con il fondamentale apporto di ognuno dei partecipanti. Dalle discussioni sono emersi molti spunti interessanti che adesso andranno rielaborati in una relazione finale. È comunque chiaro che la consapevolezza del rischio debba nascere all’interno di ognuno di noi, portandoci a chiederci cosa possiamo fare personalmente per mitigarlo senza aspettare gli interventi dall’esterno. È emersa anche l’esigenza di conoscere maggiormente il proprio territorio e recuperare la “memoria storica” dei nostri luoghi». Per la selezione dei partecipanti è stata utilizzata una metodologia con invito a numero chiuso.
Per gli organizzatori dell'iniziativa «deve crescere nella popolazione la conoscenza del sistema della Protezione civile, soprattutto per quanto riguarda la prevenzione. Prevenzione che prima di tutto deve fare ogni cittadino; per esempio conoscendo i rischi che riguardano il proprio territorio o il luogo in cui sorge la propria casa. Questo può essere fatto facilmente consultando il piano di protezione civile del proprio Comune».
All'appuntamento ha preso parte anche l’assessore comunale dell’ambiente Antonio Bellu «che ha seguito con interesse a tutto l’incontro». Le pause conviviali sono state accompagnate dalla band siniscolese Save the hammer.

