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Siniscola e la repressione del 1852

Il malessere e la legalità nello stato sabaudo all'indomani della "perfetta fusione"

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Il 1852 fu l'anno in cui il malessere sociale, anche a causa di un regime fiscale piuttosto duro, portò a delle sommosse in diversi centri dell'isola. A Sassari e a Tempio, come ricorda Enrico Costa, fu decretato lo stato d'assedio. Ma anche in altri grandi centri, sebbene non si arrivasse a tali misure, vi furono delle sollevazioni. Siniscola non fu da meno: il 14 marzo numerosi dimostranti radunati nella piazza della chiesa parrocchiale chiedettero di revocare il sindaco, il segretario comunale e l'esattore. Dovettero arrivare i bersaglieri a reprimere il dissenso, come dimostra il proclama dell'intendente provinciale reggente di Nuoro Bernardino Muffone.


«Siniscolesi! Un tumulto popolare promosso da pochi scaltri, ed in cui molti si lasciarono incautamente avvolgere, chiamò fra voi i Pubblici funzionari della Provincia incaricati della prevenzione e della repressione dei disordini. La giustizia informa, e saprà distinguere i traviati dai perversi.
Siniscolesi! La tutela dell'ordine al mio ministero affidata dovette suggerirmi di radunare in questo paese un nerbo di truppa incaricata di mantenere la tranquillità e di proteggere i pubblici funzionari e i cittadini.
Chiunque abbia reclami a sporgere deve farlo legalmente, ma la legge vieta i clamori sediziosi, diretti a provocare l'odio e il disprezzo contro le autorità. Il Governo non vuole sommosse: e voi ben sapete com'esso abbia forza e volere per comprimere la ribellione alla giustizia e punire i colpevoli.
Voci vaghe a me giunte fecero presentire come non siano ancora spenti affatto i mali umori ed i risentimenti contro i pubblici funzionari.
Siniscolesi! Se taluno vi fosse tanto sconsigliato da provocare il governo nei suoi rappresentanti dissuadetelo per carità dall'insano proposito, e rammentategli la sorte di altre provincie, in cui la forza armata dovette ridurre i ribelli alla ragione. Pensino essi che a un minimo tentativo d'un tumulto o di vendetta contro gl'Impiegati del Governo, il Governo può far invadere questo villaggio immediatamente da migliaia di soldati che dovranno pure essere nutriti e ricoverati nelle abitazioni con grave incomodo degli abitanti. Pensino alla risponsabilità che assumerebbero attirando sulla loro patria i rigori della legge.
Quest'avviso che io vi lascio, o Siniscolesi, dipartendo da questo paese, possa sventare qualunque insana macchinazione. Pensate che se le autorità dovranno ritornare per eguale motivo fra voi, la spada della giustizia si farà sentire grave e inesorabile.
Pensate alle mogli, pensate ai figli, pensate alle madri, e fate senno, per Dio!»

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