Con l'incontro di venerdì 21 ottobre (organizzato dall'Anpi alle 17.30 presso la Biblioteca), anche a Siniscola si inizia a discutere pubblicamente dell'imminente referendum costituzionale convocato, per il 4 dicembre, a seguito dell'approvazione parlamentare della “riforma Boschi”.
Per l'associazione siniscolese, schierata sul fronte del “No”, si tratta di un «argomento storico»: «Mai – si legge nel comunicato che annuncia l'iniziativa – l’ordinamento sociale scaturito dalla Resistenza fu messo così fortemente in discussione. Perché, se la revisione costituzionale passasse, la Terza Repubblica in cui entreremmo sarebbe la ratifica definitiva della transazione da una pur limitata democrazia rappresentativa a una completa democrazia per investitura. Con la controriforma costituzionale è in atto una potenziale deriva autoritaria».
Spiegate, nella stessa nota, le ragioni del voto contrario: «È un “No” sociale che si aggiunge al “No” contro le politiche che il Governo Renzi ha portato avanti e sta continuando a portare avanti. Politiche che hanno un segno liberista e che assicurano un concentramento di poteri nelle mani dell’esecutivo. Politiche che, anche attraverso l’eventuale “Sì” a questo referendum, costituiscono un adeguamento della nostra Costituzione ai Trattati europei disegnando uno scenario per il quale si bypassa qualsiasi spazio di autodeterminazione e si concede ogni scelta nazionale agli organismi internazionali (che sappiamo non essere soggetti a nessun controllo popolare, non eletti da nessuno, che regolano e vincolano la nostra vita, sottopongono quindi la nostra politica nazionale alle scelte che vengono stabilite nelle stanze della Banca centrale europea e della Commissione europea). Votare “No” al referendum significa dire sì alla democrazia, significa mantenere in piedi la possibilità dei cittadini di votare i rappresentanti al Senato e, in Sardegna, mantenere integra le possibilità concesse dall’autonomia, dall’essere una Regione a statuto speciale. Diversamente, ad esempio, se vincesse il “Sì” lo Stato italiano potrebbe decidere unilateralmente, senza ostacolo alcuno, di trasferire nell’Isola le scorie nucleari, aprirvi una centrale nucleare, autorizzare le trivelle per estrarre petrolio lungo le nostre coste, deturpandole e inquinandole».
Per l'Anpi siniscolese «chi non arriva alla fine del mese è il primo interessato a fermare la deriva autoritaria voluta dal governo per conto delle multinazionali e della finanza rappresentate a Bruxelles. Se loro perderanno il referendum, non saranno riusciti a consolidare costituzionalmente il potere acquisito nella economia e nella società, e la lotta per i diritti e la giustizia potrà riprendere, con ritrovato vigore. Il “No” è un no alla deriva, il punto dal quale ripartire verso un futuro di giustizia sociale ben diverso da quello che il Governo Renzi, le banche, le multinazionali, ci vogliono consegnare».
All'appuntamento, introdotto e moderato da Giuseppe Murreddu e Antonello Carai interverranno Antonio Dessì (“Comitato per il No - Sardegna”), Marco Ligas (ex direttore de “il manifesto sardo”) e Nicola Giua (dell'esecutivo nazionale dei Cobas).