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Lavori a Santa Lucia, Zente Nova: «Un unico grande cantiere a cielo aperto»

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SANTA LUCIA - Le posizioni di Zente Nova in merito ai lavori portati avanti nel borgo sono note, peraltro ribadite nell'ultimo comunicato del movimento: «eravamo contrari a un intervento così "stravolgente"; il valore aggiunto di Santa Lucia era il verde (che è stato tutto rimosso) e la dimensione di un borgo dal sapore “suo”, identitario, ferma restando la necessità di investire diversamente 2 milioni di euro sul recupero/miglioramento in termini di arredo urbano e di infrastrutture».

Quel che ora si rimprovera all'amministrazione Celentano («cosa esecrabile», sostiene il gruppo del consigliere Satta) è la lentezza dei lavori: «i lavori del Piano di riqualificazione non sono ancora stati completati e, a stagione appena iniziata, Santa Lucia si presenta ai villeggianti (che ci sono) e turisti di passaggio (che ci sono) quale unico grande cantiere a cielo aperto. Prima di luglio non se ne caverà un ragno dal buco e coloro che hanno un'attività hanno da perdervi la stagione turistica».

Dito puntato anche contro la «gestione “socio-economica” dell'intervento»: «da subito, anziché mettersi d'accordo con tutti gli esercenti per rimuovere pedane, tettoie e fioriere dal suolo pubblico, per poi riconfermarle terminati i lavori, l'Amministrazione ha visto bene di riproporre il solito far west siniscolese – per la serie, “fate ‘n po’ come ve pare!” – con attività che si sono attenute all'invito del Comune di rimuovere quanto sopra elencato ed altre che non lo hanno fatto, impedendo di fatto il corretto svolgimento dei lavori come da progetto. In altre parole, c’è chi è stato danneggiato per aver “collaborato” e seguito le indicazioni della Giunta Celentano, i cui componenti giocano alle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo».

Bilancio negativo, quindi, per Zente Nova: «lavori parziali, lavori eseguiti a singhiozzo, lavori rattoppo (quali quello del marciapiede sul lungomare), lavori bis (come quello dell’illuminazione pubblica, fatta e rifatta appena qualche anno fa per la modica cifra di oltre 500 mila euro, e oggi oggetto di nuovo intervento), lavori che dividono gli esercenti e alimentano una inutile, ma comprensibile, guerra tra poveri».

«Un ultimo appunto - si legge a conclusione della nota - lo vogliamo fare in merito al suolo pubblico occupato abusivamente da certuni privati. Scriviamo di terrazze e terrazzini e qualche giardino nato sul suolo pubblico. Lì c’è poco da mediare, non c’è alcuna attività produttiva e/o reddituale da tutelare. l’Amministrazione, a spese di chi si è permesso di colare del cemento su uno spazio pubblico, dovrebbe intervenire per ripristinare l’ordine naturale delle cose: buttare giù gli abusi e riconsegnare alla collettività ciò che è della collettività».

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