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L'8 marzo di No una de mancu: «Interventi immediati delle istituzioni e applicazione della Convenzione di Istanbul»

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«L’8 marzo 2018 non è per noi un giorno fest. Attraverso queste parole, il gruppo spontaneo di donne siniscolesi “No una de mancu” vuole esprimere la propria solidarietà «a tutte le donne e figli vittime di violenza psicologica, verbale fisica ed economica che spesso si conclude con morti annunciate».

Elencate alcune problematicità: «Un quarto delle denunce presentate contro soggetti pericolosi vengono archiviate; non esistono al momento protocolli di protezione e di corretta valutazione dei rischi che corrono le donne e i figli; i centri antiviolenza vengono lasciati privi di finanziamenti pubblici; non esistono o sono pochi i consultori o centri di cura per uomini violenti; il decreto anti-femminicidio del 2013 non viene applicato nella sua interezza».

Ricordato anche «l’ultimo tragico episodio di Cisterna Latina, dove un marito ha ucciso i due figli e sparato alla moglie». «La società – hanno ribadito le donne di No una de mancu – sottovaluta la gravità e la pericolosità di parole e azioni violente».

Altro intento del raggruppamento è quello di «chiedere a tutte le istituzioni interventi immediati e l'applicazione della convenzione di Istanbul», approvata dal Consiglio d’Europa nel 2011.

«Questi – conclude la nota – gli aspetti fondamentali della convenzione: la condanna di ogni forma di violenza sulle donne, in primis quella domestica; il riconoscimento dell’uguaglianza di genere, de jure e de facto, come obiettivo di fondo e come elemento portante per ogni strategia di prevenzione; la precisa consapevolezza della violenza come una manifestazione dei rapporti di forza storicamente disuguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini, ostacolando od impedendo la loro piena emancipazione; l’identificazione della violenza contro le donne come uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette, in ogni parte del mondo, sia pure con diverse modalità, in una posizione subordinata rispetto agli uomini; la denuncia della situazione drammatiche in cui si vengono a trovare i minori anch’essi vittime di violenza domestica, anche in quanto testimoni di violenze all’interno della famiglia; soprattutto il diritto delle donne di vivere libere dalla violenza».

 

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