Con l’ultima silloge intitolata “Vapore”, il poeta siniscolese Andrea Cabra ha chiuso il suo “Triptychum digitalis” comprendente anche i precendenti lavori “Portiere notturno” e “Pagliacci”. «Un triennio – spiega il nostro – di appunti poetici, impressioni e versi continuamente annotate nel blocco note del telefono portatile. Poesie scritte di getto, in modo impulsivo e senza troppi ragionamenti estetici ulteriori, né alcuna ricerca lessicale». Con la prima raccolta Cabras mette in versi la notte e i suoi silenzi assordanti diluiti nelle lunghe ore di lavoro e nella vigile attesa del giorno; con “Pagliacci” spazio alle impressioni sulla società, ai suoi aspetti più cinici, all'incurante incapacità di compassione e al disprezzo per la diversità altrui; “Vapore”, invece, è un lavoro che si ispira al ciclo dell'acqua, elemento che spesso ricorre fra le parole del libro presentandosi nei suoi tre stati solido, liquido e gassoso e che viene usato per descrivere le varie fasi dell'innamoramento e le sue evoluzioni.