«Io non so chi ha voluto lasciare questo messaggio ma una cosa è certa: ha sbagliato per due motivi. Primo, perché non è così che funziona la democrazia. Secondo, perché non sono il tipo che si fa intimidire da una scritta sul muro». Sono queste le parole del sindaco Gian Luigi Farris a seguito della scritta comparsa su una facciata della Casa Tancale. «Intendo dire – prosegue il primo cittadino - che continuerò a fare il mio dovere, piaccia o non piaccia. Lo prometto al vigliacco che si diverte a sporcare i muri ma soprattutto alla comunità che ho l’onore di guidare. Però mi preoccupo, non posso certo nasconderlo. Perché se qualcuno esprime così il proprio parere, siamo messi molto male e lo saremo a prescindere da chi vincerà o perderà le prossime elezioni».
Solidarietà al sindaco da parte dei gruppi in Consiglio comunale. «Zn-Ups – scrivono gli attivisti del gruppo dei consiglieri Antonio Satta e Caterina Floris - condanna fermamente l'inquietante quanto grave e incomprensibile scritta apparsa sul muro della Casa del Parco. Inquietante, in quanto minaccia fisica diretta ad una persona, in questo caso il Sindaco; grave, poiché quelle parole sono pietre e individuano un bersaglio preciso; incomprensibile poiché non si capisce l'origine di un odio che violenta la stessa dialettica democratica bruciando ogni spazio di confronto. Di fronte a questi fatti, la sola cosa che si può fare e dire è di condanna. Il nostro abbraccio solidale va al Sindaco e alla sua famiglia, affinché quanto prima ritrovino la serenità turbata da questo triste episodio».
Parole solidali anche da Progressisti, PD,PSI, Italia in comune e indipendenti (in Comune rappresentati da Lucio Carta, Antonio Bidoni e Franca Pau): «Crediamo che non siano questi i modi per esprimere dissenso, minacce e attentati non fanno parte della nostra cultura, che è democratica e aperta al confronto. Il centro sinistra condanna fermamente anche quest' ultima intimidazione ai danni del Sindaco ed esprime solidarietà al Primo cittadino e a tutta la sua famiglia per la minaccia ricevuta. Chi vuole dissentire lo faccia in modo democratico e nelle giuste sedi e non con minacce e atti intimidatori».