Il movimento Zente Nova comunica l'intenzione di voler andare fino in fondo sulla vicenda che vede il Comune di Siniscola condannato «in Primo Grado e, pure, in Appello, al pagamento di 2 milioni di euro nei confronti del Consorzio di Bonifica». Una cifra esorbitante che graverebbe radicalmente sulle casse dell'ente. «Il Comune è ricorso in Cassazione. La Corte di Cassazione è il vertice della giurisdizione ordinaria, è il terzo grado di giudizio in Italia e rispetto al primo e secondo grado non entra nel merito, ma nella legittimità del giudizio espresso dai precedenti gradi - spiega il gruppo di minoranza - il che vuol dire che in questo caso, con due sentenze contro, esiste un’alta possibilità di vedere ratificata la condanna. E allora cosa accadrebbe? Accadrebbe che il Comune di Siniscola andrebbe in default: servizi sociali, lavori pubblici, scuole, strade, stipendi dei dipendenti comunali, rispetto dei contratti di ogni specie e natura, verde pubblico, mutui, servizio di raccolta rifiuti e servizi in generale. Tabula rasa».
Zente Nova ha recentemente chiesto lumi all’Amministrazione sulla sentenza e su cosa stia facendo il Comune «per tutelare, non solo se stesso, ma i cittadini, perché ciò che fa il Comune, ciò che amministra, ciò che garantisce è per i cittadini, sono i cittadini! Dulcis in fundo, al debito va sommata la parcella degli avvocati, che dal primo grado alla Cassazione immaginiamo salata».
Sulla questione di come il Comune affidi gli incarichi ad avvocati e professionisti in generale «rimane aperta la nostra battaglia, giacchè questi sono assegnati senza alcuna comparazione. Ma questo è un altro discorso». Attraverso l'interrogazione, il gruppo di minoranza vuole conoscere «tutti i retroscena della vicenda: perché si è perso? era una causa temeraria? si poteva vincere o era meglio transare, trovare un accordo? qualcuno ha sbagliato in modo clamoroso? E - prosegue la nota - se la Cassazione conferma la condanna al pagamento di 2 milioni di euro, chi paga il conto? Non finirà mica a tarallucci e vino, e a pagare sarà pantalone? Non si venderà il patrimonio pubblico, qualche "gioiello di famiglia", al miglior offerente?”. A tal proposito, Zente Nova cita il caso «del debito con la Efim impianti, quando si è svenduto un pezzo della pineta di Santa Lucia, che oggi è al centro di una battaglia per evitare che dentro il borgo si costruisca un mega albergo impattante e inutile». Le intenzioni del gruppo sono chiare: «Con l'interrogazione già presentata, nel prossimo Consiglio comunale vogliamo sviscerare tutto questo, capire le responsabilità individuali, se vi sono (che sicuramente ci sono!) per verificare l'eventuale dolo e far pagare a chi spetta un debito che non può ricadere sul Comune, quindi, sui cittadini. Infine, pure, vogliamo capire se si è ricorso in Cassazione solo per prendere tempo e allungare l'agonia; magari, lasciando la patata bollente ad altri futuri amministratori». «Ultimo - conclude il comunicato - vogliamo rendere edotti i cittadini di una cosa grave, veramente grave, per la quale il Comune gioca a nascondino omettendo di dare il giusto risalto d un fatto che potrebbe cambiare in modo irreversibile le sorti del nostro territorio».