“E’ davvero incomprensibile e assurdo parlare di crollo del Pecorino romano quando il suo prezzo oscilla intorno agli 8,50 euro a kg. Ma lo è ancora di più quando si promuovono addirittura incontri per decretare la morte di un settore con diagnosi fatte a sensazione e con tautologie del tipo: se produciamo più formaggio della domanda il mercato crolla”.
E’ quanto sostiene Coldiretti Sardegna riferita alla pantomima che stano inscenando da un anno a questa parte il mondo della trasformazione (anche quando il Romano ha raggiunto la cifra record di 9,38 euro al kg).
“Di crisi si poteva parlare nel 2012 quando il Pecorino romano costava 5,18 euro al kg”, spiega il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu che mercoledì scorso ha rallentato con i soci la Statale 131 Nuoro – Ottana, annunciando una diffida degli industriali caseari che unilateralmente e senza un giustificato motivo intendono abbassare il prezzo del latte a campagna in corso da 90 a 80 centesimi al litro, violando l’articolo 62 del Decreto legge n.1 del 2012.
"Nel 2012 però – ricorda il presidente – con il Romano a 5,18 il latte veniva pagato a 0,70 centesimi. Se avesse seguito lo stesso trend del formaggio (oggi a 7,85) lo avrebbero dovuto pagare a 1,05 euro. La verità – evidenzia - è che qui i conti li fa sempre una parte e li fa in base a dati ballerini che cambiano strumentalmente in base al vento che serve nel momento. Dati che infatti sono sempre un segreto di Stato che non possono essere divulgati ma solo usati per fare terrorismo e speculare sul mercato”.
“Ma se il prezzo del Pecorino romano sta crollando come sostengono dal mondo della trasformazione, come mai oggi lo acquistano come scrive Ismea quasi a 8,50 euro al kg? – si chiede il direttore della Coldiretti Luca Saba -. Se mi dicessero, gli stessi venditori, che fra un mese ci saranno i saldi cosa faccio mi compro l’auto oggi a prezzo pieno?”.
“Se davvero il prezzo sta crollando, ci sono giacenze invendute, si produce troppo latte e si chiede il sacrificio dei pastori e delle casse pubbliche – continua sulla stessa linea Battista Cualbu – allora istituiamo l’autority proposta dal Commissario straordinario dell’Ente foreste Giuseppe Pulina. Un Ente terzo, coordinato dall’assessorato all’Agricoltura che raccolga tutti i dati dei trasformatori: i dati dei conferimenti del latte, delle produzioni di formaggio, delle vendite e delle eventuali giacenze. Un ente ad adesione libera, in cui però, solo chi mette a disposizione della collettività i dati potrà anche usufruire degli aiuti pubblici. Solo in questo si potrebbero ricreare le condizioni per sederci tutti intorno ad un tavolo e dar vita a quell’organismo interprofessionale che chiediamo da oltre due anni e con il quale si potrebbe governare il mercato, come chiede (in ritardo) anche l'onorevole Paolo De Castro, oggi in mano solo ad una parte della filiera”.