Da tempo a Siniscola si dibatte di Carmelo Cottone e della scuola elementare di via Gramsci a lui intitolata. Un Consiglio comunale del maggio 2014 (con i soli voti favorevoli di Antonio Satta e Nino Fronteddu, astenuti i consiglieri di Idea Siniscola) aveva respinto la proposta del gruppo Zente Nova che, senza mezzi termini, chiedeva di «cambiare intestazione dell’Istituto». La questione è tornata alla ribalta a seguito di un'iniziativa organizzata dalla sezione locale dell'Anpi, alla presenza del partigiano Umberto “Eros” Lorenzoni.
Ma chi era Carmelo Cottone? Quale fu il suo contributo alla fascistizzazione della scuola? Si può trarre qualche conclusione scorrendo le pagine del suo manuale per la quinta classe “Aritmetica, geometria, scienze” edito da “La libreria dello Stato” nel 1942.
In esso non mancano esempi volti a diffondere tra i fanciulli la grandezza dell'Italia protetta da «confini naturali (come le Alpi, Ndr) che Dio ha posto per dividere questa Sua terra prediletta dalle altre vicine». Una patria «povera di combustibile» ma che voleva superare questo gap grazie «all'instancabile azione del Governo fascista» e alle conquiste territoriali oltre stivale: «vi è petrolio in Albania e si spera anche di trovarne nel territorio dell'Impero».
Collegate all'espansionismo italico «le gesta dei nostri aviatori». «Furono gli italiani – si legge nel manuale – ad adoperare per primi l'aeroplano come arma di guerra durante la conquista della Libia. Nelle guerre mondiale, etiopica, antibolscevica di Spagna e contro i franco-inglesi, i piloti italiani hanno sempre costretto il nemico a mordere la polvere».
Quanto alla marina «silenziosa ed eroica», il libro di Cottone presenta la «Preghiera del marinaio italiano». Scritta da Antonio Fogazzaro nel 1901, sul manuale è pubblicata integralmente ma aggiornata all'era fascista:
«A Te, o grande eterno Iddio, Signore del cielo e dell'abisso, cui obbediscono i venti e le onde, noi, uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d'Italia, da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori. Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione; salva ed esalta il Re. Salvaci il Duce. Dà giusta gloria e potenza alla nostra bandiera, comanda che la tempesta ed i flutti servano a lei; poni sul nemico il terrore di lei; fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro, più forti del ferro che cinge questa nave, a lei per sempre dona vittoria. Benedici, o Signore, le nostre case lontane, le care genti. Benedici nella cadente notte il riposo del popolo; benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare. Benedici! Saluto al RE! Saluto al DUCE!».
Non mancano riferimenti alla superiorità razziale ariana: «La razza bianca è la più civile, quella cioè capace delle più grandi idee; a questo gruppo appartiene la razza italica». Ancora: «Le leggi del fascismo vietano che i cittadini di razza italiana contraggano matrimonio con individui di razza di colore e con gli ebrei; ma oltreché dalle leggi, ciò deve essere proibito dal nostro amor proprio».
Emergono inoltre esempi che, tramite problemi di conto da risolvere, manifestano la fascistizzazione dell'istituzione scolastica: grandezza dell'Italia attraverso il calcolo delle superfici delle province libiche conquistate; anni trascorsi dallo «sfacelo dell'Austria per merito delle truppe italiane»; anni trascorsi dalla costruzione del primo dirigibile «alla trasvolata atlantica di Italo Balbo»; spese sostenute dallo Stato fascista in opere pubbliche.
A supporto dell'opera, le illustrazioni di Sabino Papalia, come quella del «passo romano di parata», esempio di «moto uniforme».
Infine una raccomandazione sanitaria come giustificazione al saluto romano: esso «abolisce la stretta di mano e dà efficace contributo alla lotta contro la tubercolosi».