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Vent'anni senza Angelo Caria. Il ricordo di una figura legata a Siniscola

negli anni '70 insegnò all'Istituto Tecnico Commerciale «portando i suoi alunni verso la riappropriazione delle specifiche individualità, inducendoli a pensare e a battersi per ciò che si crede»

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Sono trascorsi vent'anni dalla sua prematura scomparsa. Ma il tempo non ha scalfito il ricordo che in tanti serbano tenendo viva la memoria di Angelo Caria, spentosi il 24 febbraio 1996 a 48 anni.
Figura di spicco dell'indipendentismo, Caria è ricordato non solo per l'impegno politico e le battaglie a difesa del popolo sardo, ma anche per le qualità umane e la forte impronta culturale che ha disseminato.

Nato a Nuoro il 19 maggio del '47, ha trascorso a Roma parte della sua giovinezza coltivandovi anche la passione politica. «La sua attività - racconta la figlia Ines - era allora legata all’organizzazione marxista - leninista “Stella Rossa” di cui fu tra i promotori, ma già da allora iniziò ad interessarsi alla questione sarda».

Nel '72, appena laureatosi, la scelta di lasciare la famiglia (in quegli anni residente a Roma) per far ritorno nell'isola. Ines rievoca un aneddoto: «egli stesso raccontava di un diverbio che ebbe, durante la cerimonia di Laurea, con la commissione accademica quando gli venne conferito il titolo di dottore in Lettere in nome dello Stato italiano; tale titolo apparve sin da allora talmente opprimente in mio padre, da rifiutarlo pubblicamente».

Nello stesso anno la sua prima cattedra come insegnante di Lettere all’Istituto Tecnico Commerciale di Siniscola. Svolse docenza anche a Nuoro.

Nel '73, insieme ad altri compagni, diede vita al movimento Su Populu Sardu che unì posizioni marxiste a quelle indipendentiste e anticolonialiste «intuendo - spiega Ines - che i lavoratori sardi subivano una doppia discriminazione, nazionale e di classe».

Il legame che Angelo Caria ebbe con Siniscola fu «sempre molto forte, per le amicizie che strinse e il suo amore per il mare e la campagna». La natura è un tema che riaffiora spesso nelle sue poesie (“Me ne vado una mattina per mare. /Sento ansare il motore malato/ e la barca che scarroccia fa brillare attimi di schiuma. /È forte/ e bella/ l'emozione che mi circonda[...]”).

Che rapporto aveva con gli studenti e qual era la sua concezione della scuola e della formazione delle giovani generazioni? Nelle parole di Ines, «come figlia parlare di un padre che viene a mancare è difficile, così lo è stato per me inizialmente. La paura di mitizzazione, i ricordi e l’attaccamento personale verso un genitore morto giovanissimo credo siano un fatto istintivo. Ma poi, con gli anni, le numerose persone che mi parlavano e scrivevano di lui mi hanno portato alla convinzione che la sua figura abbia vinto la morte. La sua ricerca di libertà, prima di tutto individuale, l’anticonformismo, la lotta alle regole prestabilite che ci opprimono è stata più forte della caduta. Il suo più grande insegnamento nella scuola e nella vita è stato quello di portare i suoi alunni verso la riappropriazione delle specifiche individualità, inducendoli a pensare e a battersi per ciò che si crede, anche se spesso ciò possa essere contro tutto e contro le istituzioni. Anche a scuola le sue lezioni erano spesso non conformi alle regole stabilite, basandosi sulla libertà del pensiero individuale».

Angelo Caria diede anche un forte contributo all'editoria. Oltre a scrivere ne “Su populu sardu” (giornale dell'omonimo movimento), pubblicò numerosi articoli nel periodico bilingue “Libertade!”, nella rivista di satira politica “Su Raju” e nel settimanale “Chidas”.

Nel percorso che lo ha visto protagonista di diverse esperienze politiche (quali il già citato movimento Su Populu Sardu, il Partidu Sardu Indipendentista e, infine, Sardigna Natzione), Caria ha scritto intere pagine del progetto politico che punta all' autodeterminazione del popolo sardo.

Si legge nella sezione biografica del libro “Angelo Caria - Poesie” a cura dei figli Pierluigi, Ines ed Efis (con prefazione di Antonimaria Pala): «Le principali battaglie portate avanti da Angelo Caria e da tanti indipendentisti, contro il modello di sviluppo coloniale dell'industrializzazione selvaggia, per l'ufficializzazione della lingua sarda, contro il passaggio delle petroliere nelle Bocche di Bonifacio, contro il monopolio navale della Tirrenia, contro la cementificazione delle coste, contro le servitù militari, per il riconoscimento della nazionalità sarda e il conseguente diritto dei sardi a esercitare la sovranità sulla loro terra sono state in quegli anni aspramente osteggiate da tutti i partiti italiani che vedevano generalmente l'identità sarda come una tara retrogada e inutile[...]».

Sul lascito politico e culturale di Caria, la figlia Ines ha dichiarato che «è difficile da racchiudere in poche parole. Piuttosto posso auspicare che venga fatto uno studio serio e approfondito sul suo reale contributo alla politica sarda. Ho paura che spesso si trattino con troppa leggerezza alcune sue affermazioni senza che vi sia un riscontro reale o che le stesse vengano analizzate nel giusto contesto. Per questo spero che si possa arrivare al più presto ad un analisi seria e reale della sua politica. L’unica riflessione che posso fare della sua persona oggi è che, come egli stesso mi ha insegnato, è tutto ancora da analizzare, studiare, comprendere».

Angelo Caria sarà omaggiato sabato 27 a Nuoro con un progetto di Pietro Costa, artista a lui profondamente legato. «Una grande opera murale dove alla poesia "Bi fit s'istoria" si accompagnano 33 pitture realizzate con diverse tecniche da considerevoli artisti nuoresi». L'appuntamento è alle 16.00 in viale Sardegna.

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