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“Storie di Resistenza”, il partigiano “Eros”: «Impedire l'attacco alla nostra Costituzione»

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«La nostra Costituzione è nuovamente sotto attacco, ma quello portato avanti da questo governo è un attacco subdolo. Noi abbiamo uno statuto che ci impone di difendere la Carta e i suoi valori. E noi non abbiamo governi amici». Ha esordito così il partigiano Eros, all'anagrafe Umberto Lorenzoni, durante l'incontro tenutosi ieri pomeriggio organizzato dalla sezione locale dell'Anpi.

L'anziano resistente, introdotto dalle parole di Giuseppe Murreddu, Pietro Dettori (segretario provinciale) e Paola Carroni, ha tessuto i fili di un racconto volto ad unire la lotta antifascista di oltre 70 anni fa con la necessità di un presente e di un futuro ancorati sui concetti di libertà e giustizia sociale. «Se non glielo impediamo – ha tuonato Lorenzoni –, il blocco sociale che abbiamo sconfitto allora ci farà ridiventare sudditi».

Dopo aver sintetizzato i principi e le ricadute civili e sociali di alcuni articoli della Costituzione (sovranità popolare, indipendenza economica, eguaglianza sostanziale di fronte alla legge), “Eros” ha descritto quella che per lui è stata la «deriva liberista»: «ci hanno detto che dovevamo abbandonare le ideologia ma oggi quella ci domina è l'ideologia più vecchia del mondo; quella dello sfruttamento del lavoro». Citate le privatizzazioni delle banche, di grandi aziende e importanti infrastrutture: «tutto per trasferire i soldi dal lavoro alla speculazione; tutto per permettere le scorribande di chi vuole fare soldi dai soldi».

In riferimento alla cosiddetta “Riforma Boschi” l'auspicio di Lorenzoni è che «gli italiani si scuotano dal torpore e mandino un chiaro segnale, come nel 2006, con un forte No al referendum del prossimo autunno per bocciare il bicameralismo confuso e incasinato che ci vogliono imporre».

Non sono mancate dure prese di posizione contro il primo ministro («è un giovanotto che si crede Napoleone») e contro l'ex presidente della Repubblica («Napolitano, che non ha fatto il suo dovere, dimentica il suo passato»).

Anche sul referendum di domenica Lorenzoni ha detto la sua: «Non si tratta di fermare quattro trivelle, dobbiamo votare Sì per dare un cambio alla politica energetica del nostro paese che investe poco sulle rinnovabili. Dobbiamo impedire che i petrolieri lascino marcire nei nostri mari queste strutture lasciando che sia poi lo Stato, con i nostri soldi, a fare le bonifiche».

 

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